Famiglia cristiana e quaresima

BUONGIORNO

Grazie per questo invito, grazie per il tema che avete scelto, grazie perché in questa domenica.

Tre motivi per dirvi grazie tutti egualmente importanti .

Per me che per scelta di vita mi occupo della famiglia quando si rompe, quando entra in crisi, trovarmi in realtà gioiose è motivo di grande speranza.

Inutile dire è questo è il secondo motivo di gratitudine, che il tema riguarda la realtà che io amo e incontro giornalmente con cui mi confronto nella vita quotidiana, che mi ha fatto crescere in questi anni .

Da ultimo un motivo personale per dire grazie perché in questa domenica oggi, io rinnovo l’impegno permanente che ho assunto nel lontano 1981 nella Comunità di Vita Cristiana (una volta Congregazione Mariana) di Reggio Calabra,dove opero insieme alla mia famiglia. Il 25 marzo è la data dell’Annunciazione cui la Comunità di Vita Cristiana è molto legata e in questa data rinnova il proprio impegno e l’affidamento alla Vergine.

Tra le priorità della Comunità di Vita Cristiana c’è la Famiglia.

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Mentre riflettevo giorni fa sull’argomento mi tornavano in mente le Parole di Giovanni Paolo II, che più volte nel suo pontificato, dove ha trovato largo spazio la famiglia (pensate alla Familiaris Consortio, all’Evangelium Vitae, per ricordare le più importanti) ripeteva

Famiglia diventa ciò che sei!

E questa esortazione oggi più che mai acquista un significato preciso, in un mondo che tenta di confondere La FAMIGLIA CON le altre realtà che famiglia non sono.

Possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che i toni e le polemiche televisive e sui giornali cui assistiamo, costituiscono uno spettacolo indecoroso, da parte degli autori e che nulla giovano alla causa della famiglia, ma in maniera chiara ferma e decisa, in cui non c’è posto per ambiguità e fraintendimenti, occorre lavorare per la Famiglia che è ai sensi dell’art 29 della Costituzione la società naturale fondata sul matrimonio, e ancora di più è per noi la famiglia cristiana fondata sul Sacramento. Che dunque ha dato vita con il matrimonio a un vincolo indissolubile, in cui la forza vivificante, la linfa vitale è Dio costantemente presente in mezzo ai coniugi prima ,alla coppia e a i figli dopo.

Ho usato alcune parole che voglio riprendere per offrirvi il frutto appunto delle riflessioni di queste giornate che ci conducono verso La Pasqua.

Vi dicevo: occorre lavorare per la famiglia.

Quanti stanno seguendo la disputa sui giornali sul manifesto Più famiglia, in preparazione del Family Day del 12 maggio p.v. , avranno colto lo sforzo con cui il prof. Giovanni Giacobbe, Presidente del Forum delle Famiglie insieme ad altri in costante dialogo, continua a ripetere che occorre non dimenticare che la famiglia è un bene umano fondamentale ,dal quale dipendono l’identità e il futuro delle persone e della comunità sociale.

E non v’è dubbio che la politica per la famiglia (quella che diceva Giovanni Paolo II nella quale le famiglie devono essere protagoniste ) abbia subito una battuta d’arresto, rivelando le proprie insufficienze sia a livello nazionale che locale. La famiglia ha meritato ed esige tutela giudica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società, nucleo fondamentale come si legge nella Carta di Nizza e nei principali documenti sui diritti umani.

Ma quanto si investe sulla famiglia, quanto si lavora per consentirle di essere lo strumento di trasmissione delle generazioni future? Se ci pensate, anche se esistono le leggi regionali, troppo poche sono le provvidenze concrete in tema di servizi e di aiuti alle giovani coppie che vogliono mettere su famiglia e troppa attenzione invece si da alle definizioni: si parla ora di famiglia di fatto,ora di unione, e ancora più spesso di unione di genere, unioni solidaristiche, unioni di fatto, patto civile di solidarietà, termini che creano di rimbalzo frammentarietà e confusione.

E soprattutto troppo spazio leggiamo, si da alle rivendicazioni dei diritti del padre, della madre, dei figli, dei nonni. (voglio sapere quale è il mio diritto? Quante volte sento questa frase!)

Non sempre rivendicare i diritti aiuta la costruzione dell’ unità.

Ma soprattutto si coglie la poca attenzione riservata alla famiglia come luogo di relazioni, come spazio di accoglienza, come prima scuola di gratuità. (Il diritto ha fatto la sua parte,ma non può essere sufficiente. Penso alla legge sui tempi della città, congedi parentali, all’affido condiviso).

Vedete non esiste la famiglia felice del Mulino Bianco perchè è una famiglia irreale, è un famiglia di immagine, non incarnata nel tessuto cittadino.

Esistono invece TANTE FAMIGLIE CHE nascono, crescono, si fermano, riprendono a camminare ,da cui nascono nuove cellule, ognuna con una propria individualità: non esiste una famiglia uguale a un’altra, ognuna con il proprio modo di vivere, portatrice di ricchezza e di fantasia.

La famiglia nucleo fondamentale, non semplice aggregazione di persone che percorrono un tratto di strada insieme, esige da ognuno di noi che ci si creda e ci si spenda per essa.

Nel manifesto del Forum delle famiglie, si parla della famiglia come di una risorsa per il futuro, verso cui si rivolge- leggiamo- il legittimo desiderio di felicità dei più giovani. Nel loro disagio leggiamo una forte nostalgia di famiglia.

Interpretando queste righe: mi vengono in mente le numerose coppie che ho incontrato nei corsi prematrimoniali organizzati nelle nostre Parrocchie, quando si legge negli occhi il desiderio, nella voce la gioia della attesa, che si unisce alla voglia che giunga quel giorno per il quale si è tanto lavorato insieme.

Chi di noi sposati non lo ricorda?

Ma alla memoria si presentano anche tanti volti giovani e anziani stanchi, affaticati, sofferenti che ho incontrato dopo, che esprimono la sofferenza di un distacco a volte necessario, più spesso maturato nel silenzio e nella incapacità di dialogo, nella non voglia di rimettersi in gioco.

E’ evidente che le modalità di approccio (chi di noi non sa di amici o di persone in difficoltà), non possono essere identiche. Nei primi occorre non spegnere l’entusiasmo, ma sottolineare che si costruisce sulla roccia, per affrontare la pioggia, il vento che verrà; mentre nei secondi occorre riaccendere la speranza, suggerire la memoria della storia che li ha fatti incontrare per ricominciare proprio da lì.

La famiglia luogo di relazioni dicevamo.

…Non c’è tempo per costruire, non c’è tempo per guardare l’aquilone,non c’è tempo neanche per restare non ho tempo canta PierCortese nell’ultimo Sanremo 2007.

Il tempo è sicuramente una dimensione che ci manca Come è possibile costruire la dimensione dell’ascolto, dell’incontro da cui nasce la relazione, se non ci si vede a pranzo con i figli, se si arriva distrutti a cena, se l’indomani ci aspetta una giornata lunga e faticosa, se il sabato e la domenica sono le giornate in cui c’è tanta roba da stirare,da riordinare,da riorganizzare, se non c’è lo spazio per una passeggiata, per scambiarsi un’idea , una frase affettuosa, una tenerezza, se……

Dicevamo anche: La famiglia come spazio di accoglienza , anzitutto alla Vita. Perché il secondo figlio, il terzo poi! Ci fa tanta paura. Perché non vogliamo adottare, né accogliere le proposte di affidamento, di minori in difficoltà; perché preferiamo festeggiare fuori casa le ricorrenze familiari, comprare i surgelati, mangiare velocemente, non bussare alla porta del vicino di casa per chiedere come sta, perché ci chiudiamo nelle nostre case con sofisticati sistemi di allarme?

Ognuno di noi può aggiungere numerosi altri interrogativi, che lo riguardano e rileggere la memoria del proprio vissuto.

E’ chiaro che se mi fermassi qui, a queste provocazioni ,ognuno di noi credo se ne tornerebbe a casa con la sensazione di non avere nulla da fare, se non sopravvivere in qualche modo.

Non è così, non è certamente così per la famiglia cristiana. E proprio questo tempo di Quaresima ci può aiutare a dare una lettura diversa.

Come viviamo questo frattempo? Gesù sta salendo sulla Croce, va a Gerusalemme per morire e sta dicendo ad ognuno di noi:Tu vuoi venire dietro a me?

Mentre sei in Croce, se vieni con me RISORGI.

Costruisci con me un progetto di resurrezione . Ecco che allora la mia Famiglia, la famiglia di ognuno di noi diventa protagonista in questo progetto che porta alla Vita passando attraverso la Croce.

Ancora una volta Giovanni Paolo II ci viene in aiuto nella riflessione, definendo la Famiglia come una comunità di amore: dove ogni membro si sente capito , accettato e amato e cerca di capire,accettare e amare gli altri.

Allora ogni giorno è occasione di dimostrare all’altro, morendo un po’ al proprio egoismo capacità di ascolto, che non è facile: perché ascoltare è rinunciare a parlare; a giustificarsi,a spiegare; a convincere ,a rispondere.

Ogni giorno è occasione per mettere alla prova la fedeltà e la concordia, per superare inevitabili prove derivanti dalle quotidiane preoccupazioni, sforzandosi di capire i diversi linguaggi dell’altro, espressi a parole o con il corpo. Allora la birichinata del bambino (per es. La rottura di un vaso prezioso) potrà essere occasione per comprendere se rimprovero perché tengo troppo all’oggetto che si è rotto, o se il pianto del figlio ,il suo volersi punire, assumendosi le proprie responsabilità va accolto e ricollocato in una dimensione di crescita del nucleo. Così una malattia improvvisa del figlio o una sua partenza per un master di specializzazione, lascia un vuoto che bisogna sforzarsi di capire,anche ove finisse con un fallimento umano: Padre perdonami perché non sono degno dice il figlio pentito che torna a casa, dopo aver dilapidato le sostanze .

Nello stesso modo la festa del papà, della mamma, dei nonni ,delle nonne, sarà la festa dei vincoli e degli affetti familiari, nella loro naturalezza così profonda e spontanea, in cui si proverà con gesti semplici a testimoniare l’appartenenza e la gratitudine nei confronti di ognuno e di tutti, con la consapevolezza che è nella famiglia che sorge la vita, viene custodita dal padre, allevata dalla madre, protetta, educata e avviata alla maturità, con il contributo della memoria dei nonni.

C’è poi una dimensione particolare che durante la Quaresima la famiglia può intensificare e vivere: la dimensione della solidarietà che nasce dal carattere proprio del nucleo familiare che è scuola di gratuità.

Il rispetto, il servizio verso l’uomo /donna considerato nella sua dignità, si esprime nei piccoli gesti quotidiani, la tenerezza del risveglio( un caffè a letto, magari ogni tanto) ;accompagnare i figli a scuola per consentire all’altro di vivere il distacco responsabile senza essere oppresso giornalmente dalla campanella dell’entrata ; la pentola che bolle all’entrata in casa, la tavola apparecchiata, cucinare una pietanza particolare in una giornata ordinaria, sapendo che l’altro gradirà, possono essere piccoli gesti quotidiani, frutto di cura e premura aperti a un amorevole attenzione all’altro.

E’ questa la dimensione interna della famiglia Chiesa domestica, scuola d’Amore . C’è poi una dimensione di apertura, esterna, che trova nella nostra realtà calabrese un punto di forza propria nella casa familiare. Questa casa che rappresenta spesso il frutto dello sforzo della famiglia.

Dice Padre Stancari in un libro (La Calabria tra sottoterra e cielo) La casa è il punto di partenza. Essa è luogo tempo ed esperienza da cui si proviene.

La casa è un habitat di affetti dice il nostro diritto .E’ un interno, un coagulo di affetti talvolta un ingorgo, perché quell’ ambiente può non avere respiro. E’ un ambiente protettivo, ma può anche essere vuoto ed indicare una chiusura.

La casa dei calabresi cela in sé uno spazio illimitato che si spalanca la’ dove viene custodito il vuoto di coloro che non ci sono più(scriveva il Prof. Teti in occasione di un recente convegno).

Questo spazio interno serve all’ospitalità, all’accoglienza, apre il cuore della famiglia e spinge i membri del nucleo ad uscire a testimoniare fuori l’entusiasmo del messaggio di fede e speranza che portiamo dentro. I figli osservano il comportamento dei genitori, e ce ne chiedono conto; imparano dalla nostra testimonianza ad essere rispettosi del compagno di banco, a condividere una parte della propria merenda, a vivere una dimensione di solidarietà e collaborazione a scuola, in associazione, nei gruppi, ad invitare l’amico a fermarsi a casa a mangiare, a studiare a giocare, ad andare trovarlo o telefonare se è melatao epr dargl i compiti. L’amore generoso e vicendevole dei coniugi diventa il punto di partenza per riconoscere e rispettare la dignità degli altri e per esercitarsi con gli stessi sentimenti, negli altri atteggiamenti e virtù che rendono l’uomo capace di costruire una società fraterna. Così la famiglia diviene la scuola di umanità più ricca in cui l’Amore si orienta alla Vita non la calpesta, la accoglie la promuove. Il Sì generoso di Maria, di Miriam, (libretto In nome della madre) quella donna che di fronte alla vita che le è sbocciata in seno ha detto sì fiducioso e pronto (eccomi), accompagnato da un umano timore delle difficoltà , richiede un atto interiore di confidenza in Dio e di fiducia nell’uomo nuovo che nascerà. Anche questo può essere un impegno di Quaresima: non lasciare solo chi è nel dubbio, magari nella difficoltà dignitosa di un silenzio sofferto. Lasciamoci allora con la consapevolezza che dobbiamo esercitarci in questi atti interiori di confidenza in Dio, nella preghiera, una dimensione semisconosciuta, che nella famiglia deve trovare forza e linfa vitale. Una pausa con Dio si intitola un libretto edito dalle suore di San Paolo: la lettura di un salmo insieme prima di andare a lavorare, o appena svegli prima del caffè; una benedizione del cibo che ci è stato donato e che consumiamo insieme , una posta di Rosario(nelle nostre antiche famiglie si recitava il rosario attorno al braciere , un week -end di ritiro, per tirare il fiato,offerto dalle Vostre suore che con voi aiutano a crescere i vostri figli, possono essere occasioni per ripetere con Tobia e Sara (Tb 8,5-8) rifondare una famiglia ogni giorno,nella quale si Benedica il Tuo nome per sempre.

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IL DIRITTO ALLA FELICITA’ IN FAMIGLIA. Violenza e legalità: tra regole e valori

Buonasera e grazie per l’invito cui ho aderito per l’amicizia che mi lega a Renata Melissari, cui non si può dire di no, su un tema con cui purtroppo negli anni ho imparato a confrontarmi nell’esperienza concreta della vita, dove la professione,che pure può aiutare, urta con la rigidità della norma,che quasi mai consente di dare risposte esaustive.

Cioè sempre più spesso su questo argomento, che è da leggere soprattutto al femminile, si evidenzia il fallimento dell’operatore chiamato a dare risposte di giustizia.

E allora provocatoriamente, almeno per me, ho voluto titolare il mio contributo al Vostro incontro il Diritto alla felicità in famiglia, per provare a leggere la violenza tra le mura domestiche (è questa la sottolineatura che sottopongo alle vostre ipotesi di lavoro), partendo proprio dal luogo in cui ognuno di noi ripone le miglior speranze e investe le maggiori risorse.

Di fronte alla continua contrazione e alla crisi della famiglia, le pronunce più interessanti della Suprema Corte degli ultimi dieci anni, sottolineano il valore del nucleo familiare inteso come…luogo di incontro e di vita comune dei suo membri, tra i quali si stabiliscono relazioni di affetto e di solidarietà riferibili a ciascuno di essi(Cass. 10.5.2005 n. 9801)…

Si assiste e gli esempi sono numerosi a una sorta di “umanizzazione” potremmo dire così – della legge. Molti provvedimenti contengono riferimenti o termini come habitat, residenza emotiva, vicinanza abituale,amministratore di sostegno …,che richiamano un’esigenza di stabilità e una ricerca di serenità. Non stupisce allora il titolo del mio intervento Il diritto alla felicità in famiglia.

Sempre di più il diritto alla felicità che nella nostra costituzione(a differenza di quella americana) non è previsto esplicitamente, si evince da tutta una serie di concretizzazioni del diritto alla salute, alla istruzione, alla famiglia, all’assistenza…riferiti ai singoli componenti il nucleo familiare.

Anche la legge 54/2006 dopo un anno di sperimentazione sull’affidamento condiviso, con alterni risultati, vorrebbe consentire di raggiungere serenità di vita per il minore.

Ma la famiglia può diventare scenario di violenze e maltrattatamenti, che oltre a determinare inosservanza dei diritti e inadempienze -di obblighi, comporta la lesione dei diritti personalissimi (onore, libertà fisica, morale o sessuale) e segna in maniera indelebile la Persona ( minore o maggiore che sia).

La cronaca con una cadenza quasi quotidiana (nei mesi scorsi prima del sisma in Abruzzo con una cadenza quasi ossessiva), ci riporta casi di violenza familiari. Si pensi da ultimo alla morte di Lisa Molino di appena anni 22, uccisa dal marito perché ha deciso di lasciarlo, ma anche a Desirèe di 14 anni (Cascina di Brescia , a ..)

Mentre parlo ho davanti agli occhi volti di donne,di bambine che negli anni ho incontrato e purtroppo continuo ad incontrare e penso che chi esercita la professione e si occupa di famiglia, da operatore non solo del diritto, può raccontare e aggiungere un contributo del tutto personale e prezioso, perché ci consente di crescere nella conoscenza.

Sono infatti convinta che occorre continuare a parlare del fenomeno,ad ogni livello, perché la donna non si senta mai sola, ripiegata su se’ stessa, vinta.

Una delle ultime immagini che la televisione ci offre sull’argomento, rappresenta una donna mentre apre la finestra e dice basta alla violenza è ora di ricominciare a vivere …aggiungerei per provare a tornare ad essere felice..

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Da quando nel 1997 il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha chiesto al Ministero dei Lavori pubblici e alla Unione europea ed ha ottenuto che prima in cinque e poi in otto città Urban(tra cui Reggio Calabria), venisse finanziato per la prima volta un progetto, per conoscere la percezione e la consistenza della violenza contro le donne nella popolazione locale e il senso della sicurezza, partendo dall’ottica di genere ,per costruire qualità umana e sociale nel territorio, sono stati fatti alcuni passi avanti con ricadute sociali sul territorio di tutto rispetto(penso che la Dott. Rosato ci dirà).

Mi sono convinta però che oggi stiamo attraversando un momento ancora più delicato, direi un’ altra fase in cui la donna si confronta con la violenza.

Lo scarso valore riconosciuto alla vita umana, la riemersione di integralismi mascherati da convinzioni religiose, pensiamo a Desirèe che ha subito la bestialità fisica dei suoi aggressori, alla ragazza marocchina che il padre ha ucciso perchè non voleva sposare un connazionale, più in generale a tutti quei casi di violenza,di stupro, che non finiscono sui giornali,o che vengono alla luce dopo anni di sevizie,quando la persona è psicologicamente e fisicamente segnata; le poche risposte serie di accompagnamento della persona ferita, soprattutto la disomogeneità e la frammentarietà nei progetti di accompagnamento della persona ferita, potrebbero portare quella donna che sulla sua pelle ha ripreso ad avere fiducia, per usare l’immagine di prima, ad aprire la finestra, potrebbero portarla di nuovo a richiuderla, per non riaprirla più.

La violenza familiare, quella che avviene tra le mura domestiche, imposta da un membro della famiglia, subita con paura e timore dalla bambina, dalla donna sposata o convivente, continua ad essere la meno denunciata, anche se le studiose del fenomeno hanno rilevato un significativo aumento intorno agli anni novanta, a seguito della entrata in vigore della legge contro la violenza sessuale (febbraio 1997).

Nel contributo dato al lavoro di rete degli anni 2000, come esperta su tematiche familiari, incaricata dal Sindaco Falcomatà per la nostra città, scrivevo esaminando i risultati della indagine che avevamo portato avanti con le altre città Urban…come la scelta di tacere della donna nasce dalla assenza di una tutela effettiva, dal timore di dure ritorsioni da parte del coniuge più forte, più spesso dalla paura che si diffonda discredito sulla famiglia allargata e su quella di origine nella pubblica opinione. A questi fattori si aggiungono l’assenza di autosufficienza economica e l’insufficienza di strutture idonee ad accogliere la donna (sola o insieme ai figli) per fornirle le prime cure…

Sicuramente in questo senso alcuni passi avanti sono stati fatti, come sentiremo, ma il sentimento di insicurezza che spinge al silenzio, permane.

E che non si tratti di fantasie, né di esagerazioni relative a situazioni conflittuali in famiglia, è dimostrato dal fatto che nessuno di noi, operatori del diritto,né magistrato, né tantomeno avvocato, ci sentiamo di rispondere alla richiesta di protezione avanzata dalle clienti espressa così:.. ma e se mi picchia diventa violento, fa una scenata,ad es. ricevendo l’atto di separazione.. oggi ci sentiamo di rispondere ….Non si preoccupi, non succederà niente… come a volte facevamo (facevo) alcuni anni fa. Anzi invitiamo la cliente a prendere alcune precauzioni: evitare di restare sola in casa, rivolgersi a un pronto soccorso per un referto immediato,che fissi le tracce della violenza fisica, o a un centro antiviolenza per un consiglio ed eventuale accoglienza, avere un cellulare, un telefono a portata di mano per chiamare il pronto intervento.

… Accanto a questi suggerimenti che nascono dalla ragionevolezza e dalla non” banalizzazione” della violenza ,occorre ricordare però che spesso noi donne non conosciamo gli strumenti di protezione che il legislatore ha voluto inserire per esempio già dal 2001,nella vita della famiglia. Alludo agli ordini di protezione contro gli abusi familiari, previsti dalla legge n.154 del 2001 che possono essere richiesti, dalla parte maltrattata, di fatto ancora oggi poco conosciuti,o disattesi.

Non sono in grado di riferire sulle applicazioni che si sono fatte in altre regioni di Italia: è certo che a Reggio Calabria i nostri giudici cominciano ad applicarli se richiesti. In realtà nella maggior parte dei casi anche noi avvocati li conosciamo poco, difficilmente ne chiediamo l’applicazione, preferendo avviare il giudizio di separazione. Eppure l’ordine di protezione civile nel contesto familiare,(art.342 bis c.c.) nasce per allontanare il soggetto maltrattante dal nucleo (sia esso marito o parente o convivente) che con la propria condotta arreca grave pregiudizio all’integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell’altro coniuge, o convivente. Importante strumento che in costanza di matrimonio, consente al soggetto che prima della legge 154, per sottrarsi alla violenza era costretto ad abbandonare il domicilio coniugale, di rimanere nelle proprie mura, e di ottenere dal magistrato un provvedimento che impedisca al maltrattante di avvicinarsi i luoghi abitualmente frequentati dall’istante, al luogo di lavoro, ai luoghi dell’istruzione,alla scuola dei figli, al domicilio della famiglia di origine, dei prossimi congiunti,cioè a quella rete di protezione naturale che può essere una risorsa per la donna e per i figli.

Mentre però ancora si stenta a fare decollare questi strumenti di tutela il nostro legislatore individua nuove tipologie, tenendo conto della complessità del fenomeno e della a volte raffinata violenza perpetrata dal più forte a danno del più debole all’interno del nucleo familiare. Il riferimento è evidente: parliamo di mobbing familiare e dal mese di marzo 2009 esiste una nuova fattispecie di reato che è lo stalking.

Solo qualche precisazione può farsi sul fenomeno, allo stato oggetto di studio, ed appare sicuramente opportuna, mentre sarebbe presuntuoso da parte mia pensare di trattare l’argomento in maniera esauriente. Tutti conoscono il mobbing che nasce e si sviluppa nell’ambiente di lavoro, che produce effetti devastanti, costituito da comportamenti indesiderati, che hanno lo scopo di violare la dignità di una persona o di creare un clima ostile, umiliante degradante, sui quali le direttive europee hanno già avuto modo di pronunziarsi, non tutti invece sono a conoscenza che il 21 febbraio del 2000 la C.A. di Torino ha segnato con una pronunzia ormai storica ,l’entrata del mobbing in famiglia. Si trattava di un comportamento tenuto in pubblico da un coniuge ,offensivo ed ingiurioso nei confronti dell’altro, sia in violazione delle regole di riservatezza, che dei doveri di fedeltà, correttezza e rispetto, derivanti dal matrimonio, comportamento -si legge nella sentenza –reso ancor più grave dalle insistenti pressioni con cui un coniuge, invita reiteratamente l’altro ad andarsene da casa. Nel caso di specie il marito aveva convinto la moglie di essere totalmente incapace ,e generato uno stato di ansia per cui la stessa aveva interrotto la gravidanza della creatura concepita ,ritenendosi inidonea ad educarla, una volta che fosse nata.

Dunque non solo botte, ma atti che ledono la libertà dell’altro,che provocano ansia ,una sensazione di angoscia nella vittima, urla, strattonamenti, distruzione di oggetti, violenza psicologica,( per es. ricatti,..Ti ridurrò sul lastrico minacce, svalutazioni in pubblico,:…Sei una gallina; rifiuto continuo dell’altro, crudeltà ,.Ti impedirò di vedere tuo figlio… battutine) non ultima la violenza economica: un insieme di atti destinati a creare dipendenza nel partner. Non concessione della carta di credito, impossibilità di aprire un conto corrente,tirchieria.

Esiste poi il mobbing genitoriale esercitato dai genitori nei confronti dei figli che si esprime in una serie di comportamenti inadempienti agli obblighi di cura, di educazione, di violazione sistematica del diritto di visita, ma anche farli assistere a violenze fisiche o alla denigrazione costante e alla delegittimazione dell’autorità paterna o materna, sino a farlo diventare (mobbing strumentale) lo strumento incolpevole e inconsapevole, per esercitare pressioni sull’altro coniuge, renderlo insicuro inventando disagi psicologici,i o accuse di abuso fisico e o psichico.

Di queste fattispecie, caratterizzate dalla ripetitività e dalla unilateralità, ancora il diritto non ne tiene conto in maniera autonoma predisponendo una tutela appropriata nelle pronunce, limitandosi nella separazione a farli confluire nella pronuncia di addebito.

Anche la fattispecie dello stalker, potremmo dire dell’innamorato respinto o dell’ex coniuge, può scatenare forme di violenza, pedinamenti, sms, email, telefonate, appostamenti, apparizioni improvvise, ma anche molto altro(Abbandono di animali morti sull’uscio…): tutti caratterizzati dalla voluta intrusione nella vita privata della vittima, sino generare ansia e senso di mancanza di libertà.

Sono queste ipotesi di violenza nuove, direi più raffinate, ma non per questo meno gravi, opposte ai valori quali libertà, lealtà,solidarietà, correttezza,serenità in famiglia .

Le pronunce,non molte in verità, che ci sono state sino ad oggi anno un denominatore comune: tutte considerano comportamenti violenti quelli che toccano i diritti fondamentali della persona, quali l’incolumità fisica ,morale ,sociale e la dignità dell’altro coniuge, superando così la soglia definita minimale rispetto della personalità del patner e dunque non giustificabili neanche come atti di reazione ,o di ritorsione .

Ho voluto ieri confrontarmi con una ragazza su questo tema, le ho chiesto quali fra le situazioni che vive una donna, una sua coetanea,che subisce violenza lei vede maggiori difficoltà. Questa ragazza che si chiama Valeria mi ha risposto :il dopo.

Ecco credo che lo snodo fondamentale del nostro confronto di stasera sia proprio qui: pensare che risolveremo il problema della violenza mi pare impossibile, ma chiediamoci una volta che la donna subisce violenza, quale essa sia, il suo dopo , il suo futuro come lo percepirà?

Le interviste che spesso leggiamo, che avevamo raccolto nel testo il filo e il Minotauro, ci raccontano una donna che si definisce un punto interrogativo. Niente è più chiaro per lei,spesso non riesce ad intravedere una fine a un periodo di turbamento e di incertezza, in cui a volte l’istinto di conservazione è l’inizio di una lenta e faticosa risalita.

Credo che occorra ripensare una strategia di aiuto, in cui si vigili attentamente sulla realtà, per creare un senso di comunità e appartenenza attorno alla donna, in un clima di fiducia al fine di ridurre le situazioni di disagio attraverso la promozione della figura femminile, nel suo ruolo di madre,moglie e donna che lavora, ruoli interdipendenti.

In questo senso l’opera delle associazioni culturali, come la vostra che opera nella nostra città è meritoria ,anche se andrà meglio coordinata e integrata anche dai rapporti con le istituzioni.

Ciò che occorre non dimenticare mai è la chiave dell’ascolto, della vicinanza ,a volte una parola, un sorriso, l’asciugare una lacrima può servire a trovare insieme la chiave giusta per ricominciare.

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I cinquant’anni della Comunità europea .I traguardi raggiunti e le nuove sfide da affrontare. Gli istituti interessati dal diritto europeo.

Il soggiorno diritto comunitario a GAMBARIE: 23.7.2007

Grazie per questa occasione di confronto e di studio, che come abbiamo sentito da tre anni chiude il corso organizzato dal Centro di ricerca e formazione Monoriti, e di cui molto merito va sicuramente agli organizzatori, primo il direttore e coordinatore didattico Dott. Angelo Ferraro.

E’ la seconda occasione che mi vede coinvolta e quest’anno su un tema ancora più generale rispetto a quello dell’anno passato, sempre in una giornata che solo in parte riguarda gli studi e le discipline di cui mi occupo.

E’ probabile perciò che un più preciso fil rouge di collegamento fra i vari interventi emergerà più facilmente alla fine della mattinata di lavoro, mentre al momento può valere il criterio generale della interdisciplinarietà del diritto, che quale scienza che regola fenomeni della vita umana **** non conosce compartimenti stagno già a livello nazionale, e che nell’Europa a ventisette assume tra i propri obiettivi anche quello dell’ “integrazione”.

Come è noto infatti dal 1.5.2004 dieci nuovi Stati sono entrati a far parte dell’Unione Europea: a Cipro e Malta, dal 1.1. 2007 si sono aggiunti Bulgaria e Romania in regime transitorio, trascorso il quale si applicherà l’acquis comunitario, nella sua interezza anche ai nuovi cittadini europei, per come sin dal febbraio 1963 si leggeva nella causa 26/62 (Van Gend & Loss c. Amministrazione olandese), secondo cui “…la Comunità costituisce un ordinamento giuridico di nuovo genere nel campo del diritto internazionale, a favore del quale gli Stati hanno rinunciato, anche se in settori limitati, ai loro poteri sovrani, ordinamento che riconosce come soggetti non soltanto gli Stati membri, ma anche i loro i  cittadini”., per poi arrivare nel 2004 ad affermare un’integrazione avanzata che continua e i cui obiettivi come si legge in alcune recenti pronunzie“vanno oltre quelli di un accordo di libero scambio, in cui cioè le attività di vigilanza privata vadano ad essere esercitate nel quadro di rapporto di integrazione e di collaborazione con il sistema di sicurezza pubblica“ (Corte di Giust. CE, sez. V, 29.04.2004, n. 171).

Sono due allora le riflessioni che per flash nel rispetto dei tempi ,voglio proporre in occasione di questa ultima giornata, in cui sono stata invitata a presiedere.

Entrambi gli argomenti hanno ad oggetto il minore all’interno del quadro europeo e del percorso che è stato avviato e solo in parte completato, attorno a questa figura di cucciolo d’uomo (la definizione è diVercellone). Si tratta di due argomenti molto diversi tra loro: la sottrazione e l’allontanamento del minore dalla propria famiglia da un lato e il gioco, letto come diritto allo svago,al riposo, alla serenità, che però possono, a mio parere essere indicativi ,del percorso di attenzione nei confronti del minore, di questi ultimi cinquant’anni e delle nuove sfide che ancora occorre affrontare e tentare di risolvere.

Una premessa di carattere generale emerge immediatamente dallo studio di alcune significative pronunce giurisprudenziali e di linee di dottrina, che coniuga profili processuali e sostanziali insieme. Così: competenza, riconoscimento ed esecuzione di decisioni rappresentano insieme ai tempi di tutela i ricorrenti motivi di giudizio sottoposti al vaglio della Corte europea dei diritti dell’Uomo che tende evidentemente nelle soluzioni, a dare risposte al diritto all’ascolto del minore, alla stabilità del domicilio, alla residenza emotiva ,al diritto di visita dei genitori separati o divorziati.

Enumero soltanto i dati normativi risalenti, che vengono in evidenza la Convenzione dell’Aja del 6 ottobre 1961, in materia di protezione dei minori; La Convenzione del 25 ottobre 1980 in materia di diritto visita e sottrazione( e dunque sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori) ; il riconoscimento e il ristabilimento dell’affidamento dei minori(Lussemburgo 20.5.1980).

Tuttavia a tutt’oggi si nota nel legislatore comunitario (Dottrina AnnA Galizia), una sorta di ambivalenza: è infatti indubbio l’interesse per questa materia: il legislatore sembra finalmente avere acquisito la consapevolezza che anche il diritto di famiglia, non diversamente dai settori degli scambi commerciali (e anzi, prima ancora di essi, per la sua aderenza alle più intime e raccolte sfere della persona) contribuisce al processo di integrazione europea, favorendo non soltanto la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione ma un più elevato grado di osmosi intra moenia e garantendo quindi il buon funzionamento e lo sviluppo del mercato interno.

E’ infatti apparsa con evidenza la rilevanza che può rivestire nella decisione di un cittadino di spostarsi all’interno della Comunità europea, la consapevolezza o meno di vedere garantiti determinati diritti e determinati status acquisiti nel Paese di provenienza. Inoltre, l’incremento della libera circolazione delle persone negli Stati, ha comportato l’aumento dei matrimoni c.d. “internazionali” o “misti”, e conseguentemente l’esigenza di affrontare anche dal punto di vista normativo il tema della crisi della relazione familiare e dei suoi effetti.

Si può perciò osservare che nel contesto europeo l’armonizzazione del diritto di famiglia assume ogni giorno una importanza sempre crescente, Tuttavia a contrario, nel nostro Paese, e in particolare all’interno delle aule giudiziarie italiane, i regolamenti europei 1347/2000 e 2201/2003 hanno ad oggi trovato scarsissima applicazione.

I numeri parlano chiaro: 3 casi giurisprudenziali pubblicati sul regolamento 1347 e poche applicazioni del regolamento 2201del 2003. Eppure il regolamento 1347 /2000 è uno strumento, che secondo gli operatori del diritto consente la circolazione delle sentenze attraverso gli stati membri, prevedendo procedure semplici e rapide per il riconoscimento delle sentenze di separazione e divorzio e di responsabilità parentale, purché connesse a cause matrimoniali. Da parte sua il regolamento 2201 del 2003 ha rappresentato il superamento d discriminazioni ,trovando applicazione nei confronti di figli nati da genitori non sposati, per i quali le sentenze in materia di diritto di visita e di custodia, non potevano circolare se non con procedure lunghe e complesse.

B) Questo dato(la scarsa applicazione) ci consente di fare due brevi osservazioni: che le norme comunitarie e i regolamenti familiari ,sono ancora molto poco familiari agli operatori del diritto: gli avvocati raramente le richiamano e raramente i Giudici le applicano. Assai più frequente è oggi il richiamo alla legge di riforma del sistema di diritto internazionale privato (l. n. 218/95), che è legge interna, di carattere generale (sotto il profilo applicativo) e che è in vigore ormai da dodici anni . Ancora altro rilievo: non può essere trascurato che la formulazione (soprattutto nella traduzione italiana) delle disposizioni contenute nei Regolamenti, non sempre si presenta di immediata e facile comprensione : anche questo dato (che dovrebbe ovviamente essere approfondito in termini di studi sul linguaggio giuridico) può ulteriormente contribuire – quanto meno nel breve periodo- alla loro scarsa applicazione.

C) Infine, è altresì possibile che, trattandosi di norme in materia di diritto di famiglia, gli stessi Stati membri temano che gli interventi comunitari possano intaccare il delicato equilibrio normativo dei sistemi di conflitto nazionali, e così possano “contaminare” i valori nazionali cui ogni ordinamento, ed in particolare le norme che disciplinano le controversie familiari, fa riferimento. Nel campo del diritto di famiglia, si rileva in particolare come i principi etici della famiglia sono considerati, sulla base delle tradizioni giuridiche di alcuni Stati membri, bisognosi di specifica tutela “nazionalistica”.

Tra le pronunce più significative ricordiamo quella della Suprema Corte a sezione unite nro 27188 del 7-20.dicembre, Presidente Carbone – Relatore Graziadei – Pm Iannelli .

Il principio che è stato oggetto di un interessante precisazione da parte della Suprema Corte riguarda la novità introdotta dal Regolamento 2201 del 2003 e cioè il titolo esecutivo europeo in materia di diritto di visita e di ritorno del minore. Per tali materie, a seguito della introduzione del regolamento infatti, non sarebbe necessario ricorrere al procedimento di exequatur. Sulla base cioè di un certificato standard è possibile eseguire una decisione in ogni stato membro, esecuzione che verrà attuata comunque, secondo le regole nazionali dello Stato ad quem.

Nel caso di specie,con trama classica: due soggetti aventi diversa nazionalità (italiana lui-spagnola lei )instaurano una convivenza da cui nasce una figlia e che va in crisi. La madre, affidataria esclusiva della minore, anche se le era stato indicato di risiedere nella penisola sorrentina,individuata come l’area della convivenza ,per favorire evidentemente gli incontri con il padre,abbandona l’Italia, avendo ritenuto tale norma in contrasto con la Costituzione e il Trattato istitutivo dell’UE ,e provvedeva a tornare nel suo paese d’origine a Bilbao. Il padre, non ci sta e contestando la legittimità di tale trasferimento, aveva adito il Tribunale per i minorenni di Napoli, chiedendo l’affidamento della figlia,data l’illiceità del comportamento della moglie.. Dopo alterne vicende in cui i viaggi e i profili emotivi si mescolano a una prima pronunzia di rigetto e a una seconda in C.A di Napoli di accoglimento,conseguito il provvedimento il padre porta con sé la figlia in Italia.La Donna reagisce e chiede al Trib per i minorenni di Napolii l’immediato rientro della figlia, adducendo che il comportamento del suo ex compagno identificasse una arbitraria sottrazione,atteso che il provvedimento doveva ritenersi nullo per carenza di giurisdizione e doveva ritenersi inefficace, in quanto rimasto privo di exequatur da parte della competente autorità spagnola. Il Trib. per i minorenni di Napoli rigetta la domanda di rimpatrio , ritenendo che il provvedimento di modifica dell’affidamento fosse stato correttamente assunto (nei tre mesi dal trasferimento della piccola in Spagna art. 9,Ico 6 reg. 22201/2003;ritenendo peraltro il provvedimento efficace immediatamente in tutti i paesi membri da qui il ricorso epr Cassazione a sez. unite che nell’accogliere il ricorsopresnetato dalla donna mamma ha affermato, che, nella disciplina del regolamento CE n. 22011/2003, la decisione del giudice italiano, la quale modifichi una precedente scelta e sostituisca l’uno all’altro genitore nella qualità di affidatario del figlio minore, non autorizza il nuovo affidatario a prelevare e trasferire il minore stesso dallo Stato membro in cui risieda assieme al precedente affidatario, rendendosi a tal fine necessaria la dichiarazione di esecutività di cui all’articolo 28, ( n.l.e cioè che “sono eseguite in un altro Stato membro dopo esservi state dichiarate esecutive su istanza della parte interessata, purchè siano state notificate”). Le decisioni sull’esercizio della responsabilità genitoriale, cioè se non si sottraggono al principio generale dell’automatico riconoscimento (restando l’eventuale disconoscimento subordinato ad un’iniziativa di parte), non possono solo perché riconosciute, essere poste in esecuzione. Vale a dire non possono costituire titolo per un’attività modificativa della situazione in atto, all’uopo occorrendo, oltre alla previa notificazione, un’apposita declaratoria di esecutività, su istanza dell’interessato.

….

La peculiarità di tale previsione, rispetto a quelle operanti per le altre decisioni (eseguibili, in assenza di diversa disposizione, come conseguenza del riconoscimento automatico), non sorprende **e trova logica giustificazione nella forte incidenza delle pronunce sull’affidamento del minore, quando abbisognino di esecuzione, comportando lo sradicamento del minore stesso dall’ambiente e dall’abitudini di vita in atto. D’altra parte lo vediamo come operatori del diritto già a livello nazionale quanto sia faticoso per il minore, dovere scegliere tra due figure genitoriali, e quanto sia importante l’opera dei mediatori.

Il quadro europeo si complica e si arricchisce, poi perchè accanto a temi consueti quali il diritto di visita, la residenza abituale, la decisione di non ritorno, si aggiungono ai sensi dell’art.8 della Convenzione il diritto al rispetto della vita familiare; il diritto del genitore ad ottenere delle misure proprie per riconciliarsi con il suo bambino e il corrispettivo dovere delle autorità nazionali di prenderle (cfr. Erikson c.Svezia 22.6.1989, Hokkanen c.Finladia 23.9.1994 serie A n.299-A); ancora il rispetto della vita familiare, il non autorizzare il genitore a voler prendere misure nocive per la salute del figlio e lo sviluppo del bambino (sent. Johansen c. Norvegia 7.8.1996 Recueil 1996-III,§78). Infine la salute del minore include anche l’equilibrio psichico e il diritto alla tranquillità personale e familiare.

I temi della ricerca sostanziali e processuali impegnano giurisprudenza e dottrina in un costante dibattito. Alcuni esempi: Ricorda la Corte Europea ( pronuncia nro….) Per un genitore e suo figlio stare insieme rappresenta un elemento fondamentale della vita familiare e le misure che lo impediscono, costituiscono una ingerenza nei diritti sanciti dall’art. 8. La giurisprudenza europea ha tenuto presente questo principio ed ha avuto modo più volte di ribadire come i fatti di causa possono costituire una ingerenza nel diritto della parte, al rispetto della sua vita familiare sancito all’art8. della Convenzione e pertanto andranno assunti e valutati dice la Corte con ragionevolezza.

Dal punto di vista sostanziale il diritto di visita , descritto nella Convenzione è il diritto di condurre il minore in un luogo diverso dalla sua residenza abituale per un periodo limitato di tempo. Così viene meno il reato di sottrazione, ove il figlio sia con il genitore affidatario Ne consegue secondo quanto si ricava dalle rare pronunce sul punto che l’affidamento è il diritto concernente la cura della persona del minore(art5) ed in particolare il diritto di decidere riguardo al suo luogo di residenza. Quindi quando è il genitore affidatario a sottrarre il minore all’altro genitore, quest’ultimo non può domandare il rientro immediato del figlio, stante la liceità del trasferimento in conseguenza di una decisione sulla scelta della residenza, che spetta al genitore affidatario. Egli può invece sollecitare l’Autorità Centrale, (art21) della Convenzione a compiere tutti i passi necessari ad eliminare ogni ostacolo che impediscano l’esercizio del suo diritto.Lo si legge in una sentenza del Trib. per i minorenni di Abruzzo l’Aquila-27 maggio 2005, che si è occupata di ….

Dunque la legittimazione a chiedere il rientro del figlio deve ricavarsi da un accertamento che ha riguardo alla titolarità del diritto di decidere sul luogo di residenza del figlio. Tuttavia l’altro principio che si interseca e che in questi anni si è rafforzato nel tentativo di porre un argine alla sottrazione è rappresentato dal fine ultimo ben espresso dalla Corte europea, secondo cui l’esecuzione deve avere come scopo ultimo sempre la riunione del genitore naturale con il minore.Pertanto occorre trovare un giusto equilibrio fra l’interesse del minore a restare in affidamento e quello del genitore a vivere con lui. Così se è vero che -come la Corte europea ha segnalato (da ultimo 29.9.2005 n10504) – ribadendo un principio generale l’interesse del minore viene prima dell’interesse dell’adulto, è fondamentale tuttavia come le misure che vengono adottate, per garantire la bigenitorialità, siano ragionevoli. E qui oltre alla nostra legge ultima la 54 del 2006 a livello nazionale, ricordo come anche la Convenzione di New York del 1989 nell’ottica della bigenitorialità ,sancisce il diritto del minore a mantenere rapporti personali e contatti regolari con entrambi i genitori , nonostante gli stessi siano residenti in stati diversi.(artt10-11 Cov) ribadito e applicato nella sentenza del Trib per i minorenni dell’Abruzzo, l’Aquila 27 maggio 2005 già ricordata.

Tuttavia proprio nel passaggio dalla previsione sostanziale alla tutela processuale, ci si accorge di come non si realizzi una effettiva tutela del minore in caso di sottrazione o allontanamento dei figli minori: i dati a disposizione sono infatti assolutamente negativi. L’Italia mantiene il 9 primato negativo sui casi di mala giustizia, che scaturiscono anche in tema di minori, per sentenze dei tribunali non applicate o male applicate. (Un dato generale: le sentenze UE mai applicate in Italia , sono circa 2.424, un numero elevato che ha comportato un forte richiamo da parte della Corte di Strasburgo.La Risoluzione 7-00941 Pozza Tasca indica in 170 i casi di bambini attualmente contesi tra coppie di nazionalità, religione ed etnie diverse, spesso vittime di sequestri da parte del padre e della madre ; e segnala la necessità di una task force interministeriale che possa intervenire a tutela dei minori contesi).

I principali quesiti allo stato irrisolti rimangono :

A) L’assenza di controllo giudiziario sulle limitazioni alle visite, laddove la determinazione del limite sia rimessa all’autorità amministrativa e in particolare ai servizi sociali. Interessante sul punto è una pronunzia della Corte Europea del 13.7.2000 che ha segnalato come i servizi sociali devono informare i genitori sui criteri di affidamento scelti per i figli. In una precedente pronuncia (Scozzari e.Giunta c.Italia 13.6.2000 ) si riconosceva un obbligo di informazione nei riguardi dei genitori da parte dei servizi,segnalando come l’assenza di informazione non è compatibile con i doveri di equità ed informazione che incombono allo stato quando adotta misure di ingerenza gravi, in una sfera così delicata e sensibile come quella della vita familiare.

B) Principio per il quale i procedimenti dei minori devono essere trattati con speciale rapidità. E’ intuibile la ratio di tale raccomandazione: la durata ragionevole del processo investe ,soprattutto con riferimento ai minori, la lesione di diritti fondamentali, tutelati dalla Convenzione. E in effetti l’analisi dell’art. 13 segnala l’assenza di vie di ricorso interno contro i provvedimenti di allontanamento di un minore dalla famiglia: provvedimenti spesso accompagnati da forti limitazioni agli incontri, se non da una vera e propria soppressione del diritto di visita, che finirebbe con il costituire una violazione del già ricordato art. 8 e cioè il rispetto della vita familiare. Le garanzie poste dall’art 13 della Convenzione si rivelano inefficaci ,ove si pensi che manca nel nostro ordinamento la possibilità di impugnare i provvedimenti di affidamento, quando sono provvisori. Con ciò creando l’effetto paradossale di provvedimenti temporanei, che si trasformano de facto in provvedimenti permanenti.(ricordiamo tra gli altri E.P. c.Italia 16.11.1999 ). Non si deve cioè dimenticare che anche il nuovo regolamento ha previsto la attribuzione di compiti, volti a facilitare la cooperazione giudiziaria alle autorità centrali, così come previsto in molti strumenti internazionali. A tali organismi viene sempre più spesso affidato il compito di scambiarsi informazioni, di promuovere iniziative di vigilare sulla attuazione degli strumenti internazionali proporre miglioramenti. (In Italia presso il Dipartimento per la Giustizia Minorile, è stata designata una Autorità Centrale). Al fine di raggiungere (come si legge in Keegan c.Irlanda 26.5.1994)… per un genitore e il suo bambino, stare insieme rappresenta un elemento fondamentale della vita familiare anche quando il rapporto tra i genitori si è spezzato.

Questa sentenza può allora rappresentare il punto di passaggio al secondo spunto che volevo proporvi Il diritto al gioco del minore. I dati normativi europei a nostra disposizione non sono molti, ma significativa è l’applicazione che se ne è fatta nella normativa nazionale ed il percorso che in questi anni l’Europa ha tracciato.Ho scoperto tante cose interessanti nel tornare un po’ bambina.

Difficoltà e polemiche hanno accompagnato precedenti direttive la penultima delle quali, la n.70/50/CEE che introduceva l‘eurogiocattolo (Galvano, è nato l’eurogiocattolo in la Stampa 5.5.1986) è stata ispiratrice della legge italiana del 18.2.1983 n. 46. L’anno di emanazione è corrispondente a quello che in Italia porterà a una significativa modifica sulla realtà esistenziale dei minori, cioè la legge sull’adozione, e dunque va inquadrata a livello nazionale all’inizio di un percorso di modifica ed attenzione al minore che non può certo dirsi concluso, ma che ha registrato specie con il Fondo per la Infanzia ,la c.d. legge Turco n. 285 del 1997, una reale crescita , sino alla legge 54 del 2006 che ha dato ingresso all’ascolto del minore.

Sempre nel 1983 nasce l’Istituto italiano sicurezza giocattoli di Milano( il 28.3.1983);numerosi sono i decreti del Ministero dell’Industria che ha utilizzato i poteri di ritiro e sequestro avvalendosi delle segnalazioni del Ministero dei trasporti, in tema di pericolosità e dunque di difficoltà di commercializzazione ( per tutti ricordiamo il decr. 5.11.1985, sulla pericolosità della navigazione dei palloni giocattolo tipo UFO-Solar; ancora il decr. 22.12.1986 sequestro dei giocattoli tipo New Grobots , da cui risultava che il materiale da cui sono costituiti se ingerito, non spappolabile, né digeribile, ma aumenta di dimensioni volumetriche al punto da precludere la possibilità di eliminazione dal corpo umano e non perde tali caratteristiche nel tempo; infine la ben nota ordinanza del 25.7.1985 che ha vietato l’importazione ,produzione e distribuzione delle cartucce magiche, cioè di capsule di gelatine contenenti compresse all’interno, figure di animali, in materiale plastico spugnoso, cui si sono aggiunti via via l’apposizione all’esterno di indicazioni quali prodotto da non destinarsi ai bambini: per lo Zig paint (pennarello); il divieto di commercializzazione per il contatore magico d’amore , ecc.ecc.). La direttiva 88/378 CEE, è stata emanata il 3.5.1988, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri, concernente la sicurezza dei giocattoli. Direttive di questo genere a differenza dei regolamenti, sono vincolanti per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali n merito alla forma ed ai mezzi (art189 Trattato CEE). In materia di requisiti dei giocattoli il Comitato europeo di normalizzazione (CEN)e il Comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica (CENELEC) sono stati riconosciuti come organismi competenti dal punto di vista tecnico , per l’adozione di norme armonizzate, recepite anche a livello di ordinamenti nazionali. In maniera peculiare dunque la direttiva ha previsto l’inserimento della marcatura CE per la sicurezza dei giocattoli, legando così il tema del giocattolo alla sicurezza del piccolo consumatore, in una logica di mercato. Come a volte accade cioè il primo momento di tutela risponde a una logica economica, di mercato ed è poi attorno a questo che si sviluppa una tutela effettiva e composita del fenomeno. Nel caso di specie cioè il giocattolo rappresenta per il minore da sempre un legame con la realtà attraverso la fantasia; il segno dello svago e del riposo .Attraverso il giocattolo e il gioco il minore sviluppa una serie di capacità cognitive, manuali, intellettive che vanno al di là dell’oggetto prodotto. Attraverso il gioco impara la relazione con gli altri, e in alcuni casi rende partecipe gli altri di un proprio disagio, o della sua serenità.

La direttiva contiene una definizione del giocattolo, indicato come qualsiasi prodotto concepito o manifestamente destinato ad essere utilizzato a fini di gioco da bambini di età inferiore ai 14 anni . Si specifica che deve essere una nozione sufficiente ampia considerata la estensione, la mobilità del mercato dei giocattoli, nonché il carattere multiforme di questi prodotti . La direttiva contiene poi un’elencazione di ciò che non è giocattolo, legando queste indicazioni alla sorveglianza e alle condizioni di utilizzazione particolari, e indica nell’alligato uno ben 21 non giocattoli (cito per tutti, i modelli ridotti che costituiscono oggetto di collezione per adulti, le armi ad aria compressa e tutte le imitazioni fedeli di armi da fuoco reali; i forni elettrici,i videogiochi collegabili ad apparecchi televisivi, i succhiotti di puericultura, la bigiotteria destinata ad essere portata dai bambini.

Uno dei punti qualificanti della direttiva CE è l’istituzione del marchio CE, (o certificazione pertinente), graficamente indicato appunto come sapete, con C e una e speciale, entrambe racchiuse da virgolette orizzontali, rilasciato a richiesta del fabbricate, da parte di organismi o laboratori appositi indicati negli artt. 7 e 9, contenente dati che devono essere apposti, in maniera visibile, chiara e leggibile sull’imballaggio. Tra gli alligati vengono indicati i requisiti essenziali che i giocattoli devono avere e i rischi definiti particolari, ad es. i giocattoli destinati ad essere usati in acque poco profonde devono essere concepiti in modo da sostenere il bambino sull’acqua, si legge tenuto conto dell’uso raccomandato il rischio che vengano meno la galleggiabilità del giocattolo e il sostegno dato al bambino. Si parla delle parti staccabili dei giocattoli, degli spigoli,sporgenze cavi da realizzare in modo da evitare rischi di ferite in occasione di contatto, della non infiammabilità della reazione chimica delle istruzioni riguardanti il funzionamento. Successivamente la direttiva è stata recepita in Italia con DL. 27.9.1991 nro 313 e riprende sostanzialmente le indicazioni espresse con la sottolineatura legata alla salute e alla sicurezza, si leggein considerazione del comportamento abituale dei bambini. Ci si chiede legittimamente in cosa consista l’abitualità di un comportamento attribuito a un bambino che gioca e dunque è imprevedibile, perchè spontaneo,subitaneo e fantasioso.

Il Decreto del 20.10.2004 titolato Recepimento delle norme armonizzate direttiva 88/378 concernente la sicurezza giocattoli ha da ultimo aggiornato l’elenco dei riferimenti delle norme nazionali ,con riferimento particolare alla sicurezza per i giochi chimici,esclusi i set sperimentali per la chimica. Questo il quadro normativo italiano ad oggi e che naturalmente subisce una serie di integrazioni ad es. con il piano sanitario nazionale 2006-2008 quanto alla salute secondo il quale occorre implementare gli interventi volti a garantire che i prodotti destinati all’infanzia ed ai giocattoli non contengano prodotti tossici e non rappresentino un pericolo per la salute dei bambini. Contemporaneamente però al recepimento in Italia della direttiva, ed anche in seguito si assiste ad una produzione di numerose decisioni della Commissione delle Comunità Europee ( tra le più interessanti ricordiamo la nro 84 del 14.12.2005; la n. 579 del 30.7.2001; i nnri 184 e 224 del luglio 2007). Ciò che appare interessante, visto che il tempo non ci consente di leggere ed esaminare le singole fattispecie è notare come la Commissione europea in ognuna delle su ricordate pronunzie è sollecitata dai dati della legislazione di altri Stati che assumono pareri discordanti partendo da basi statistiche o denunciando episodi lesivi della sicurezza dei minori, proponendo aggiunte e miglioramenti alla direttiva 1988 nro 378. Per es. a seguito di numerosi incidenti, segnalati alla Commissione per minori, relativi a giocattoli muniti di ventosa come area di impatto per evitare asfissia e soffocamento(un caso in Svezia, otto negli Stati Uniti, due in Spagna) la commissione delle CEE ha adottato una decisione di cui sono destinatari tutti gli stati membri, che consente modifica di requisiti tecnici .In altra ipotesi(n184 /2007), la decisione della Commissione riguardava i giocattoli emisferici a forma di tazza, ciotola o di mezzo uovo, aventi un’apertura più o meno sferica ovale o ellittica ( in particolare si faceva riferimento alle tazzine giocattolo da te.).A nri 10 e 11 della decisione n184 la Commissione da conto della obiezione formale, che i paesi francesi hanno mosso in relazione ai requisiti relativi ai giocattoli emisferici e in particolare a quelli usati per bere.. Si segnalava infatti chel’obiettivo dei requisiti tecnici di cuia lla norma armonizzata sui giocattoli, emisferici è quella di affrontare determinati rischi di soffocamento, presentati da certe forme di giocattoli, che possono essere usati posti saul anso o sulla bocca, producendo in un babino l’effetto di una ventosa che non lascia passare l’aria. Tra questi prodotti vi sono i giocattoli di solito usati per bere: con la massima probabilità saranno usati dai bambini, portandoli alla bocca e fingendo di bere. Pertanto occorreva una modifica di cui alla norma armonizzata EN71 1-2005. La decisione finale della Commissione ha segnalato come i giocattoli in forma di tazza, ciotola o n forma di messo uovo aventi una apertura ovale o ellittica, destinati ad esser usati per bere, esulano dal campo di applicazione però possono presentare lo stesso rischio di soffocamento ,pertanto si è ritenuto che non siano coperti dalla norma e devono essere corredati da un certificato del tipo CE.

In sintesi la direttiva 1988/378 è rimasta un punto fermo,nel quadro europeo: manca però una qualsiasi regolamentazione sull’immissione nel mercato nazionale di giocattoli dell’orrore (horror toys o junk toys) di provenienza in genere statunitense, che sputano sangue ,consentono di estrarre dal corpo di un extraterrestre le varie componenti, che riproducono cani da combattimento che azzannano i compagni di gioco ed altri di questo tipo. Attenzione particolare andrebbe poi rivolta alla robotizzazione televisiva interattiva che consente a ragazzi di partecipare ad azioni di guerra,rappresentate sullo schermo di casa, altri costituiti da pistole i cui impulsi raggiungono per distruggerle immagini televisive ecc. Tutto questo porta a dire che i pubblici poteri comunitari sembrano essere molto preoccupati della sicurezza fisica e assai poco di quella psichica dei ragazzi. E naturalmente in questo quadro europeo tralascio per ovvi motivi (anche di tempo), tutta la tematica su internet e sull’assenza di tutela effettiva. Oggi come è noto, sta emergendo un codice di autoregolamentazione e co-regolamentazione, in cui l’industria si impegna a darsi delle regole e a rispettarle e un organismo di controllo pubblico vigila sul rispetto delle regole stesse in una sorta di autoregolamentazione regolata .L’introduzione del marchio di Internet @minori che testimonia l’adesione al codice del soggetto che svolge attività imprenditoriale su Internet, ne attesta la conformità dei suoi comportamenti. E ancora sul diritto allo svago potremmo soffermarci sul disegno, come modalità di espressione, tecnica terapeutica,occasione comunicativa, possibilità di avvicinarsi al bambino per conoscere le sue paure ,i suoi desideri, ma anche mezzo di libera espressione per lo stesso, che consente la proiezione del suo mondo interiore, delle sue attrazioni del suo modo di percepire il mondo. Il disegno è un’attività che sorge in modo spontaneo all’inizio sotto forma di scarabocchi per evolvere fino a disegni più complicati ed elaborati.

Se a questo punto volessimo tentare di delineare una conclusione si evidenzia immediatamente come la figura del minore come soggetto giuridico, protagonista e partecipe è un’acquisizione recente, di fronte alla quale l’Europa ha mosso alcuni passi in avanti, ancora insufficienti, ma stabilendo alcuni punti fermi .Uno di questi è la bigenitorialità intesa come il diritto del minore a mantenere rapporti personali e regolari con entrambi i genitori,nel rispetto di una vita privata in cui spazio ampio e tutela effettiva devono trovare il diritto allo svago, al riposo, che si legano e si intrecciano,come alcune decisioni che abbiamo ricordato segnalavano alla sicurezza, e alla salute del minore, al suo benessere fisico e psichico. In questo senso è chiaro il cammino è ancora all’inizio, ma un valido aiuto può venire dalle decisioni, che appaiono dotate della efficacia necessaria per raggiungere i suoi destinatari. La Corte di giustizia ha segnalato a più riprese come il carattere obbligatorio sancito dall’art 249 si impone a tutti gli organi dello Stato e che le giurisdizioni nazionali devono astenersi dall’applicare ogni disposizione interna, la cui attuazione ostacolerebbe l’esecuzione di una decisione comunitaria. Dunque dal contemperamento degli interessi a livello più ampio è possibile , come per le direttive che le disposizioni abbiano efficacia immediata nei rapporti tra gli Stati membri e i singoli, in quanto producono nei confronti dei singoli, diritti che i giudici nazionali, hanno il dovere di tutelare quando queste disposizioni impongono agli Stati membri un obbligo assoluto e sufficientemente chiaro e preciso .Direi nei casi che abbiamo esaminato,le decisioni ci sono e sono sufficientemente chiare e precise ,il limite che è anche però la vera ricchezza è i soggetto minore, quel bambino che è tutto un desiderio di fare e non finisce mai di stupirsi e di stupire l’adulto un po’ assonnato. 

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