Convegno FAMIGLIA E RESPONSABILITÀ. QUALI SCENARI EDUCATIVI E QUALI OSTACOLI SOCIALI

Saluto gli intervenuti e ringrazio gli organizzatori di questa occasione di incontro e riflessione su un tema che non finisce mai di appassionare quanti vi si avvicinano, spinti inizialmente magari da curiosità o inclinazione naturale e che rimangono poi avvinti dalle innumerevoli problematiche e dalle risorse che sprigionano da questa cellula fondamentale della società, che è appunto la famiglia. Possiamo affermare con tranquillità mi pare, che c’è spazio per il contributo di tutti, siano essi operatori del diritto, operatori sociali, politici, organizzazioni, semplici cittadini.

Pertanto quanto abbiamo sentito sino ad ora spinge a dire un grazie di cuore a chi crede nella Famiglia, ma anche- a mio parere- ad andare oltre, muovendosi su scenari che si moltiplicano, si allargano e si modificano costantemente alla ricerca di soluzioni utili, che sappiano leggere e interpretare le difficoltà esistenti, senza dimenticare di tracciare un sentiero di speranza. Questa ultima affermazione che può apparire utopica, specie alla luce di quotidiane notizie di cronaca, la faccio da operatore del diritto,come cercherò di dimostrare e dunque con la convinzione che non ci si deve fermare davanti ai pur inevitabili ostacoli.

Quanto appena detto, serve anche a dar conto del titolo del mio intervento, il diritto alla felicità in famiglia.

Di fronte cioè alla continua contrazione e alla crisi della famiglia, le pronunce più interessanti della Suprema Corte degli ultimi dieci anni, sottolineano il valore del nucleo familiare inteso come …luogo di incontro e di vita comune dei suoi membri, tra i quali si stabiliscono relazioni di affetto e di solidarietà riferibili a ciascuno di essi -ce lo ricorda la Suprema Corte 10.5.2005 n. 9801).

Si assiste e gli esempi sono numerosi a una sorta di “umanizzazione” potremmo dire così – della legge. Molti provvedimenti contengono riferimenti o termini come habitat ,residenza emotiva, vicinanza abituale, relazioni significative, amministratore di sostegno …,che richiamano un’esigenza di stabilità e una ricerca di serenità.

Le traduzioni che da alcune sentenze si ricavano sono: diritto alla stabilità che nasce in famiglia o in una convivenza; diritto alla relazione e all’ascolto, propri del nucleo familiare; diritto alla serenità;completo benessere fisico e psichico.

Sempre di più il diritto alla felicità che nella nostra costituzione (a differenza di quella americana) non è previsto esplicitamente, si evince cioè da tutta una serie di concretizzazioni del diritto alla salute, alla istruzione, alla famiglia, all’assistenza…riferiti ai singoli individui nel nucleo familiare.

Anche la legge 54/2006 dopo un anno di sperimentazione sull’affidamento condiviso, con alterni risultati, vorrebbe consentire di raggiungere serenità di vita per il minore, attraverso la collaborazione degli attori principali genitori e figli.

Ci serve poco in questa sede richiamare i vari tipi di famiglia (ricordiamo l’interrogativo di fondo: si parla di famiglia o di famiglie? pensiamo alla famiglia di fatto, alle famiglie ricomposte,alle famiglie anagrafiche,a quelle omosessuali…) mentre può essere più utile guardare agli scenari educativi in cui si muovono i nuclei familiari.

La prima precisazione allora che possiamo ricavare da quanto appena detto è che nella famiglia relazione, ascolto, progetto, serenità,collaborazione, sono espressioni che portano con sé in allegato ( potremmo dire), ognuno un bagaglio sostanziale.

Così relazione significa capacità di dialogo con l’altro che è e resta comunque diverso da me, da come lo immagino, da come lo vorrei (pensiamo al rapporto padre/figlio). Ascolto significa capacità di confronto, senza pregiudizi e precomprensioni, anche con un minore, o con l’altro coniuge, rinunciando a mie convinzioni personali, nel quotidiano; capacità di comprendere e leggere i gesti che il bambino esprime, anche con il pianto, o il riso, ma senza perdere la funzione educativa di genitore che mi richiede di stargli accanto. Progetto, è espressione ricorrente, ma oggi di così difficile concretizzazione, significa coinvolgimento di tutti i protagonisti della cellula familiare, ma anche ove occorra, degli operatori sociali e delle istituzioni. Infine serenità e collaborazione diventano la linfa vitale dell’intero nucleo familiare,ispiratori di pensieri e parole, strumenti di crescita potremmo dire trasmettitori di speranza, espressione del diritto alla felicità.

Ma la famiglia può anche essere negazione di tutto questo e diventare scenario di violenze e maltrattamenti, che oltre a determinare inosservanza dei diritti e inadempienze di obblighi, comporta la lesione dei diritti personalissimi (onore, libertà fisica, morale o sessuale) e segna in maniera indelebile la Persona ( minore o maggiore che sia) nella sua dignità.

La cronaca con una cadenza quasi quotidiana (nei mesi scorsi prima del sisma in Abruzzo con una cadenza quasi ossessiva), ci riportava casi di violenza familiari e quanti ne ignoriamo!. Mentre parlo ho davanti agli occhi volti di donne,di bambine che negli anni ho incontrato e purtroppo continuo ad incontrare e penso che chi esercita la professione e si occupa di famiglia, da operatore non solo del diritto, può raccontare e aggiungere un contributo del tutto personale e prezioso, (come sentiremo) perché ci consente di crescere nella conoscenza.

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Introduciamo allora un nuovo tassello nell’intervento che va via via componendosi: la responsabilità. Lo ritroviamo nel titolo di fondo del Convegno accanto a famiglia,in apparente contraddizione con il diritto alla felicità.

E’ questo un termine che nel mondo del diritto richiama la non facile tematica del danno e dunque porta con sé anche una logica risarcitoria. Ma proprio con riferimento alla famiglia assume ben altra portata, specie a seguito della L.54/2006, in cui responsabilità ha sostituto il termine potestà genitoriale(si è detto ha mandato in soffitta il termine potestà evocativo di imposizione autoritativa, rafforzando invece il senso della autodeterminazione.

Allora responsabilità significherà rispondere alla domanda di recupero della genitorialità, malgrado la crisi; (N.L. ma sottolineare) ma è anche diritto alla bigenitorialità nel rapporto genitori /figli: necessità cioè di mantenere comunque una presenza educativa che consenta la crescita di un rapporto valido che non ostacoli la presenza dell’altro genitore, in caso di separazione; significa anche impedire la strumentalizzazione incolpevole del minore, per esercitare pressioni sull’altro coniuge, per spossarlo, limitarne la sfera di azione renderlo insicuro, minarne la stabilità psicologica.(N.L. pensiamo al ritardo di pochi minuti al rientro che fa scattare la denuncia).

In una parola dunque responsabilità all’interno di un nucleo familiare, in una logica di gratuità, è farsi carico dei compiti di cura e di crescita dei figli, ma anche di quelli di assistenza morale e materiale ,di solidarietà nei confronti del coniuge o del convivente, senza rivendicazione, ma con generosità.

Ricordava l’amato Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio al n.44 “Le famiglie devono essere le prime a far sì che le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non danneggino, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri delle famiglie. In questo senso devono crescere nella consapevolezza di esser protagoniste della c.d. politica familiare e assumersi la responsabilità di trasformare la società; altrimenti le famiglie saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare.

C’è molto di più che un semplice programma in questa intuizione,e non vi è certo una promessa di felicità terrena!, ma una prospettiva di impegno.

Ci spostiamo così allora verso i possibili scenari educativi esterni, che richiedono una famiglia che si rimette costantemente in discussione, in un allargamento della rete privata e pubblica, che consente un migliore coinvolgimento del soggetto famiglia.

Una lettura ben ancorata al reale richiede anzitutto, di partire da un’emergenza educativa attuale europea.

Aumentano le separazioni e divorzi (si parla di oltre un milione di divorzi l’anno, che raggiungerebbero la metà dei matrimoni celebrati annualmente),coinvolgendo negli ultimi dieci anni oltre 17 milioni di bambini. A ciò segue: un’ assenza del padre (sentiremo con che rischi educativi ad es. quanto all’ansia e alla scarsa autostima). Un impoverimento nel senso preciso del termine dei componenti della famiglia (che produce malessere,disadattamento,depressione); famiglie disgregate e distorte che danneggiano la coesione e lo sviluppo della società.

Numerosi i progetti di studi e ricerche (sentiremo le novità dal sociologo), ma anche il recupero di una paziente passione verso la Famiglia, quella con la F maiuscola,che la vede sempre più legata ad associazioni familiari.

Il termine associazione, porta con sé l’idea di organizzazione,dove al di là delle sigle ci si confronta e si diviene maggiormente visibili, si esprime opinione, maturata insieme. E’ stato richiamata la L. regionale 1 del 2.2. 2004, che una recente delibera della Giunta regionale del 9.3.2009 n.109 , ha dato mandato per la creazione di una “Banca dati di mutuo aiuto”, e per la predisposizione di un Albo dell’associazionismo Familiare della regione Calabria.

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Da qui ne deriva che la società diventerà amica della famiglia ( lo abbiamo sentito anche stasera), nella misura in cui riuscirà a percepirla non solo come somma di individui, da assistere nei loro bisogni (bambini, giovani, disabili,anziani),ma come una risorsa, un soggetto comunitario con importanti funzioni sociali.

Il rapporto famiglia /società si è ormai all’Europa, e tenta comunque di rispondere al quesito: serve ancora una famiglia all’Europa?

Si ,se questo soggetto viene messo in condizione di garantire la sua insostituibile missione educativa: occorre consentire, per quanto possibile, il diritto del bambino a vivere con ambedue i genitori (rispettando la residenza emotiva Reg.2201/2003) e ad avere un padre e una madre nelle adozioni; incentivare la stabilità dell’unione coniugale; tutelare l’identità naturale della famiglia nei confronti di altre forme di convivenza; diffondere una cultura dei diritti e dovei della famiglia; riconoscere il diritto dei genitori ad educare i figli, secondo le loro convinzioni etiche e religiose; rendere effettiva la libertà di scegliere tra scuola statale e non statale; salvaguardare l’unità familiare degli immigrati e favorire la loro integrazione sociale e culturale nel rispetto dei valori autentici della loro tradizione( non certo come abbiamo visto in questi ultimi giorni).

La Convenzione dell’ONU sui diritti del fanciullo (approvata il 20.11.1989 e ratificata in Italia nel 2001), dichiarava:..

La famiglia, unità fondamentale e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli,deve ricevere protezione, e assistenza necessaria per svolgere integralmente il suo ruolo educativo nella società…

L’ultimo convegno diocesano di settembre svoltosi nella nostra città ha evidenziato la necessità di costruire laboratori che tengano conto di quella che Benedetto XVI con una felice intuizione ha definito la necessità di ripartire da una ecologia umana. (Caritas in Veritas 51)…. Il libro della natura è uno e indivisibile ,sul versante dell’ambiente, come sul versante della vita,della sessualità del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali ,in una parola dello sviluppo umano integrale… 

Occorre proteggere l’uomo contro la distruzione di sé stesso e in questo le ricadute sociali diventano importanti. Quante volte nella disperazione della gente che ascoltiamo nei nostri studi traspare il sentirsi abbandonati, la consapevolezza di non potercela fare da soli, per quanti sforzi si facciano,..per arrivare a fine mese, ma anche per crescere un figlio appena nato…per continuare a tirare la carretta con una moglie brontolona o un marito violento, che cerca nella putia la soluzione alle proprie frustrazioni con l’alcool o con le carte…… un figlio trascurato che cerca in Internet soluzioni diverse.

In queste situazioni parlare di felicità, significa beccarsi un pugno in fronte,una espressione colorita o se va bene frasi del tipo..e sì ,fa presto lei a parlare,ma quando mai ha avuto problemi…

Allora forse la lettura da suggerire è diversa.

Le famiglie possono crescere e devono farlo nella strategia della proposta, che nasce dalla realtà dei fatti, ma guarda lontano,con un respiro ampio. In una città del Sud, che tampona e emergenze e non progetta più, che non si indigna più,che soffre e si rassegna, soprattutto che si lascia scivolare anche le ingiustizie del quotidiano, la logica del passa parola ,che nasce dalla solidarietà del vicinato può essere la prima molla verso l’esterno. Ma occorre di più. Dicevo strategia di rete per cui ci si può inventare una animazione culturale nelle scuole, attraverso i genitori, che non sia mera rivendicazione; nei media, (Internet, televisione,stampa, radio)che non sia lamentazione; nelle parrocchie, che sia festa di inclusione di tutti,soprattutto dei diversi e dei rifiutati; che sia organizzazione di eventi o inserimento in eventi con ampia risonanza nella opinione pubblica e diventi pressione sui responsabili delle istituzioni comunali, regionali provinciali,perché si producano risultati come quelli ottenuti dalla Fondazione Etica; promuovere incontri di studi e proposte sui temi di attualità:immigrazione, bioetica, tempi per il lavoro e tempi per la famiglia.

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Direi in sintesi il diritto alla felicità si costruisce giorno per giorno, trasmettendo anche la propria sofferenza senza banalizzarla, ma tracciando percorsi di speranza e di recupero della dignità della persona, con competenza e professionalità e con voglia di spendersi nella solidarietà con l’altro, perché ogni cellula vitale della società e cioè ogni famiglia, possa riprodursi in continua risposta sincera a un dono ricevuto reciproco e totale, che come dice il mondo del diritto si nutre di relazioni di affetto e di solidarietà riferibili a ciascun membro della famiglia(un padre,una madre,un bimbo,un nonno).

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LA CARTA DEI DIRITTI O I DIRITTI DI CARTA?

Grazie dell’invito, gradito e inaspettato che mi è giunto da un’associazione l’AVIS, che svolge nella nostra città un’infaticabile opera di volontariato e di formazione,…………….

Il tema che è stato scelto dagli organizzatori, cade in occasione dei sessant’anni della costituzione. Sessanta è l’età dei bilanci, l’età della saggezza e in effetti siamo parlando molto di e su questa carta dei valori. Ne discute il governo, ne stanno parlando i docenti di diritto costituzionale, ne hanno discusso recentemente a Roma i giuristi cattolici,in occasione del loro incontro annuale e stasera ne discutiamo anche noi con voi.

Cosa significa questo? Certamente che questa Carta dei valori(mi piace definirla così) perché l’espressione contiene ed esprime qualcosa in più dei diritti, La carta dei valori dicevo riflette ancora oggi la nostra immagine di cittadino italiano. Sono convinta che per la maggior parte di noi sia ancora così.

Lo dicono le statistiche lo dice l’entusiasmo con cui ancora se ne parla e se ne scrive in molti testi giuridici, lo dice soprattutto il fatto che il nucleo fondante (appunto i valori che la Carta esprime, ) non è stato modificato, benché molti governi si siano succeduti ,molte vicende storiche abbiano investito questa Carta, ponendola al centro di discussioni più o meno pacate.

La Carta dei valori si chiede nell’invito dunque, è carta dei diritti? Mi piace qui ricordare un’espressione che ho sentito adoperare a Roma dal prof. Cardia .La nostra Costituzione è aperta al futuro.ed ha trovato conferma nei diritti universali, previsti nella Convenzioni e nelle dichiarazioni dei diritti (pensiamo a quella dei fanciulli del 1989 ,ratificata in Italia nel 1991 ),ma ancora prima alla dichiarazione dei diritti dell’uomo. E quando parliamo di diritti universali, pensiamo all’uguaglianza, ai diritti inviolabili della persona, all’accesso a questi diritti.. La nostra Costituzione cioè ha rifiutato due modelli quello ottocentesco e quello ideologico dei primi del ’900, per puntare su una società che si fondi su valori certi, che vanno costruiti e interpretati..

Questo ci consente oggi di dire che la carta dei valori di ieri (1948) si è proiettata nel futuro, contenendo la possibile soluzioni a quesiti, allora non prevedibili.

Si è parlato in questo senso di una dimensione profetica della Costituzione. Il profeta è colui che annunzia e precede e la nostra Costituzione ha consentito nella sua dimensione più ampia di leggere IERI, una proiezione nell’oggi e ci consente di ritenerla ancora valida per il domani.(certo non dobbiamo farle dire cose che non dice).

Questo è avvenuto però perché la piccola pattuglia dell’assemblea costituente, arrivò preparata alla stesura della costituzione, con un progetto concreto .Si presentavano uomini e donne che avevano vissuto l’esperienza della guerra e che avevano memoria di ciò che non avrebbe dovuto ripetersi.

Dunque dimensione profetica della Carta dei valori, per la promozione dell’uomo e della sua dignità.

Ho letto recentemente una stesura della nostra costituzione, riscritta dai più giovani una classe elementare di Palermo, in cui sono stati evidenziati i diritti all’ascolto, al gioco, alla scuola, al riposo,al rispetto della corrispondenza, con un ordine proposto dai più piccoli cittadini come noi, che intende sottolineare l’importanza che occorre riconoscere alla previsione dei diritti.

Non mi soffermo, in questa sede e almeno per ora, sulla dimensione dei doveri: ognuno di noi sa che ad ogni diritto corrisponde un dovere dal cui rispetto cresce un ordinato vivere civile dell’intera collettività. Voglio invece provare a rileggere con voi alcun diritti, certamente per flash,senza di che non riuscirei a stare nei tempi, per tentare di comprendere come dice il tema di oggi, se sono diritti di carta?

E partirei dal diritto alla cittadinanza ,intesa come residenza, non come astratta appartenenza ad un ente (cioè nazionalità) che garantisce ai residenti (anche non cittadini) un catalOgo di livelli essenziali di prestazioni in materia di diritti civili es sociali.

Chi è residente è radicato in un territorio, pensate che si parla di residenza emotiva (cioè dell’attaccamento agli affetti, specie per i minori, agli amici, agli animali), da cui deriva la partecipazione alla nostra società civile. Oggi ci sentiamo anche cittadini del mondo, parliamo di doppia cittadinanza,di cittadinanza europea, parliamo una lingua in più ( almeno ci proviamo!), soprattutto da quando si è cominciato a leggere l trattato introduttivo della Costituzione europea, poi della Carta di Nizza, cioè di diritti essenziali quali il rispetto della vita privata e familiare, la dignità,il diritto alla vita.

La sfida per le collettività locali è garantire l’accoglienza,senza rinnegare l’identità, collettiivà come la nostra che devono essere autonome nel curare il proprio sviluppo ,ma aperte all’inclusione di tutti coloro,che si trovano stabilmente su un determinato territorio, e perciò hanno il diritto dovere d partecipazione, in cui la cittadinanza si fonda sulla residenza.

Altro diritto fondamentali, oggi abbiamo come interlocutori privilegiati, gli alunni della scuola media, e dunque è corretto parlarne, è il diritto all’istruzione.

La nostra costituzione ci dice nell’art. 34 che la scuola è aperta a tutti. Alcuni mesi fa la Camera ha approvato una mozione della Lega a favore delle classi ponte, per gli alunni stranieri,per regolare l’accesso per i figli degli immigrati alla scuola di ogni ordine e grado ,stabilendo il superamento di prove di valutazione. Se ne è parlato molto inizialmente,poi l’argomento è passato in secondo piano.

Forse questa è un’ipotesi in cui potremmo parlare di diritti di carta.

L’istruzione è una delle sfide più importanti del nostro sistema ,perchè in alcune scuole la percentuale di stranieri in classe supera l’80%.

Alcuni dati:574.133 gli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane, di cui 111.044 elle scuole di infanzia e 217.716 elle primarie; nelle secondarie 126.396 ; nelle superiori 118.977; altro dato rilevante 12.342 gli alunni nomadi.

Molti di questi bambini sono nati in Italia e parlano l’italiano con l’inflessione dialettale assorbita sul posto; altri sono di recente immigrazione e hanno bisogno di imparare la nostra lingua nel modo più veloce ed efficace ,senza avere l’impressione di gravare sullo svolgimento del programma. Le famiglie dei nostri bambini non devono vedere la presenza degli stranieri come un problema, o peggio come un pericolo. Tuttavia oggi se l’inserimento funziona ancora è solo grazie alla buona volontà di insegnanti e presidi. Le risorse sono scarse e un laboratorio linguistico permanente ,per l’inserimento graduale di chi non consoce l’italiano ,nella maggior parte delle scuole,è solo un sogno. (Però ad es. noi laureamo qui a Reggio Calabria, mediatori culturali, figure importanti per l’integrazione ).

Ci sono esperienze che funzionano, che costruiscono le classi aperte, che prevedono alcune ore di permanenza in quella di base, ad es. nel modenese per favorire l’integrazione, in cui converge la generosità di Fondazioni di banch eocme la Cassa di Risparmio.

Se le classi ponte saranno intese come classi separate ,o peggio ancora classi ghetto, dunque scuole di serie B, il diritto all’istruzione tornerà ad essere un diritto di carta, falliremo quella opportunità, che in questi giorni abbiamo anche sentito cantare a Sanremo (Youssou n’Dour ), che consente di dire …benvenuto amico mio

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Un altro diritto che potrebbe diventare un diritto di carta, o che forse lo è ancora, è il diritto alla salute. Come è noto l’art.32 della nostra costituzione prevede un’ampia tutela del valore salute, riconoscendolo come valore individuale e collettivo; il che significa come sappiamo bene, ben oltre la semplice salute fisica .In senso generale potremmo dire qualità della vita, ma il termina si presta ad esser frainteso , se affidato a una libera interpretazione: si recupera il giusto senso, se lo si collega invece alla dignità della persona, appunto a quell’esistenza libera e dignitosa e il rispetto di questo diritto fondamentale.

Possiamo dire allora che la cura deve restituire al malato il proprio equilibrio vitale.

Così leggiamo nelle Carte dei diritti del malato:

diritto ad essere informato nelle fasi iniziali e nel corso della malattia,

…..ad accedere ad ogni servizio sanitario e o assistenziale,

…. di disporre di servizi specializzati:

…..di scegliere fra le diverse opzioni che si prospettano,

………..ad una speciale tutela e garanzia fisica e patrimoniale considerata la sua vulnerabilità; con riferimento ai minori potremmo aggiungere, divieto di riproduzione di fotografie, di immagini, tutela rafforzata della riservatezza,.

Se vogliamo provare a tradurre questi diritti in esempi concreti diremo che Il malato deve essere rispettato come individuo, non deve essere frammentato, secondo una serie di infinite specializzazioni terapeutiche, in ospedali e ambulatori sempre più simili a catene di montaggio che a luoghi di cura (modifica delle regole e dei ritmi ospedalieri, es. orari dei pasti, orari del risveglio, rispetto della morte e del dolore).

E ancora :il ricovero è un’esperienza traumatica che va limitata ai casi di effettiva necessità: oggi è possibile e conveniente offrire servizi qualificati a casa con il vantaggio di migliorare le condizioni psicologiche dei malati e decongestionare gli ospedali (riduzione della centralità dell’ospedale, ospedalizzazione a domicilio, potenziamento dell’assistenza domiciliare).

Dunque aiuto e cura nella formazione del personale di assistenza, ma anche del medico come figura centrale, come buon samaritano diremmo, che si ferma e si prende cura di chi incontra, perchè ha uno sguardo e un cuore di compassione.

Sapete che oggi si parla del “tutore del cuore”, termine con cui si traduce la figura dell’amministratore di sostegno di quella figura che la legge 6 del 2004 ha introdotto proprio a sostegno di quelle persone che pur essendo capaci di intendere e di volere, hanno bisogno per alcune attività di essere assistite da un’altra persona, che li accompagni a pagare e bollette, che li aiuti a versare la pensione in banca o a ritirarla all’ufficio postale, a fare la spesa ecc.

Le esemplificazioni potrebbero andare avanti a lungo, ma il senso del nostro incontro, anche alla luce di quello che abbiamo sentito va chiarendosi definitivamente.

La nostra Costituzione ,la carta dei valori è a tutt’oggi valida nella sua dimensione di promozione di valori, quali la solidarietà, (art.2),la partecipazione al bene comune, la famiglia legittima.

Qualsiasi strumento giuridico ha in sé però i limiti della rigidità, della poca flessibilità, che è propria della norma. .Esistono le traduzioni dei valori, le ricadute sociali degli stessi. Si cresce ,lo dico soprattutto a voi ragazzi coltivando una progettualità concreta che nasce da quella cultura che è ciò per cui l’uomo diventa più uomo.

L’incontro di stasera mi pare abbia proprio questa finalità: impedire che i diritti rimangano sulla carta, o si vanifichino, diventando di carta, per le incapacità di noi adulti di testimoniarvi possibili alternative all’egoismo, alla chiusura, alla paura, alla diffidenza. Don Milani diceva ..l’educatore deve essere per quanto può profeta,scrutare i segni dei tempi ,indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso.

La passione per l’altro, chiunque altro da noi che incontriamo sul nostro cammino è un ingrediente di fondamentale importanza. .

La passione porta con sè la gratuità dell’impegno e coltiva il valore della solidarietà. La nostra vita da cittadini non è tale se non ci curiamo degli altri e delle problematiche che attengono al bene comune,,partecipando ad occasioni di crescita, informandoci, partecipando alla vita sociale, anche senza stare dentro alle istituzioni, lavorando per al comunità.

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