Convegno FAMIGLIA E RESPONSABILITÀ. QUALI SCENARI EDUCATIVI E QUALI OSTACOLI SOCIALI

Saluto gli intervenuti e ringrazio gli organizzatori di questa occasione di incontro e riflessione su un tema che non finisce mai di appassionare quanti vi si avvicinano, spinti inizialmente magari da curiosità o inclinazione naturale e che rimangono poi avvinti dalle innumerevoli problematiche e dalle risorse che sprigionano da questa cellula fondamentale della società, che è appunto la famiglia. Possiamo affermare con tranquillità mi pare, che c’è spazio per il contributo di tutti, siano essi operatori del diritto, operatori sociali, politici, organizzazioni, semplici cittadini.

Pertanto quanto abbiamo sentito sino ad ora spinge a dire un grazie di cuore a chi crede nella Famiglia, ma anche- a mio parere- ad andare oltre, muovendosi su scenari che si moltiplicano, si allargano e si modificano costantemente alla ricerca di soluzioni utili, che sappiano leggere e interpretare le difficoltà esistenti, senza dimenticare di tracciare un sentiero di speranza. Questa ultima affermazione che può apparire utopica, specie alla luce di quotidiane notizie di cronaca, la faccio da operatore del diritto,come cercherò di dimostrare e dunque con la convinzione che non ci si deve fermare davanti ai pur inevitabili ostacoli.

Quanto appena detto, serve anche a dar conto del titolo del mio intervento, il diritto alla felicità in famiglia.

Di fronte cioè alla continua contrazione e alla crisi della famiglia, le pronunce più interessanti della Suprema Corte degli ultimi dieci anni, sottolineano il valore del nucleo familiare inteso come …luogo di incontro e di vita comune dei suoi membri, tra i quali si stabiliscono relazioni di affetto e di solidarietà riferibili a ciascuno di essi -ce lo ricorda la Suprema Corte 10.5.2005 n. 9801).

Si assiste e gli esempi sono numerosi a una sorta di “umanizzazione” potremmo dire così – della legge. Molti provvedimenti contengono riferimenti o termini come habitat ,residenza emotiva, vicinanza abituale, relazioni significative, amministratore di sostegno …,che richiamano un’esigenza di stabilità e una ricerca di serenità.

Le traduzioni che da alcune sentenze si ricavano sono: diritto alla stabilità che nasce in famiglia o in una convivenza; diritto alla relazione e all’ascolto, propri del nucleo familiare; diritto alla serenità;completo benessere fisico e psichico.

Sempre di più il diritto alla felicità che nella nostra costituzione (a differenza di quella americana) non è previsto esplicitamente, si evince cioè da tutta una serie di concretizzazioni del diritto alla salute, alla istruzione, alla famiglia, all’assistenza…riferiti ai singoli individui nel nucleo familiare.

Anche la legge 54/2006 dopo un anno di sperimentazione sull’affidamento condiviso, con alterni risultati, vorrebbe consentire di raggiungere serenità di vita per il minore, attraverso la collaborazione degli attori principali genitori e figli.

Ci serve poco in questa sede richiamare i vari tipi di famiglia (ricordiamo l’interrogativo di fondo: si parla di famiglia o di famiglie? pensiamo alla famiglia di fatto, alle famiglie ricomposte,alle famiglie anagrafiche,a quelle omosessuali…) mentre può essere più utile guardare agli scenari educativi in cui si muovono i nuclei familiari.

La prima precisazione allora che possiamo ricavare da quanto appena detto è che nella famiglia relazione, ascolto, progetto, serenità,collaborazione, sono espressioni che portano con sé in allegato ( potremmo dire), ognuno un bagaglio sostanziale.

Così relazione significa capacità di dialogo con l’altro che è e resta comunque diverso da me, da come lo immagino, da come lo vorrei (pensiamo al rapporto padre/figlio). Ascolto significa capacità di confronto, senza pregiudizi e precomprensioni, anche con un minore, o con l’altro coniuge, rinunciando a mie convinzioni personali, nel quotidiano; capacità di comprendere e leggere i gesti che il bambino esprime, anche con il pianto, o il riso, ma senza perdere la funzione educativa di genitore che mi richiede di stargli accanto. Progetto, è espressione ricorrente, ma oggi di così difficile concretizzazione, significa coinvolgimento di tutti i protagonisti della cellula familiare, ma anche ove occorra, degli operatori sociali e delle istituzioni. Infine serenità e collaborazione diventano la linfa vitale dell’intero nucleo familiare,ispiratori di pensieri e parole, strumenti di crescita potremmo dire trasmettitori di speranza, espressione del diritto alla felicità.

Ma la famiglia può anche essere negazione di tutto questo e diventare scenario di violenze e maltrattamenti, che oltre a determinare inosservanza dei diritti e inadempienze di obblighi, comporta la lesione dei diritti personalissimi (onore, libertà fisica, morale o sessuale) e segna in maniera indelebile la Persona ( minore o maggiore che sia) nella sua dignità.

La cronaca con una cadenza quasi quotidiana (nei mesi scorsi prima del sisma in Abruzzo con una cadenza quasi ossessiva), ci riportava casi di violenza familiari e quanti ne ignoriamo!. Mentre parlo ho davanti agli occhi volti di donne,di bambine che negli anni ho incontrato e purtroppo continuo ad incontrare e penso che chi esercita la professione e si occupa di famiglia, da operatore non solo del diritto, può raccontare e aggiungere un contributo del tutto personale e prezioso, (come sentiremo) perché ci consente di crescere nella conoscenza.

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Introduciamo allora un nuovo tassello nell’intervento che va via via componendosi: la responsabilità. Lo ritroviamo nel titolo di fondo del Convegno accanto a famiglia,in apparente contraddizione con il diritto alla felicità.

E’ questo un termine che nel mondo del diritto richiama la non facile tematica del danno e dunque porta con sé anche una logica risarcitoria. Ma proprio con riferimento alla famiglia assume ben altra portata, specie a seguito della L.54/2006, in cui responsabilità ha sostituto il termine potestà genitoriale(si è detto ha mandato in soffitta il termine potestà evocativo di imposizione autoritativa, rafforzando invece il senso della autodeterminazione.

Allora responsabilità significherà rispondere alla domanda di recupero della genitorialità, malgrado la crisi; (N.L. ma sottolineare) ma è anche diritto alla bigenitorialità nel rapporto genitori /figli: necessità cioè di mantenere comunque una presenza educativa che consenta la crescita di un rapporto valido che non ostacoli la presenza dell’altro genitore, in caso di separazione; significa anche impedire la strumentalizzazione incolpevole del minore, per esercitare pressioni sull’altro coniuge, per spossarlo, limitarne la sfera di azione renderlo insicuro, minarne la stabilità psicologica.(N.L. pensiamo al ritardo di pochi minuti al rientro che fa scattare la denuncia).

In una parola dunque responsabilità all’interno di un nucleo familiare, in una logica di gratuità, è farsi carico dei compiti di cura e di crescita dei figli, ma anche di quelli di assistenza morale e materiale ,di solidarietà nei confronti del coniuge o del convivente, senza rivendicazione, ma con generosità.

Ricordava l’amato Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio al n.44 “Le famiglie devono essere le prime a far sì che le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non danneggino, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri delle famiglie. In questo senso devono crescere nella consapevolezza di esser protagoniste della c.d. politica familiare e assumersi la responsabilità di trasformare la società; altrimenti le famiglie saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare.

C’è molto di più che un semplice programma in questa intuizione,e non vi è certo una promessa di felicità terrena!, ma una prospettiva di impegno.

Ci spostiamo così allora verso i possibili scenari educativi esterni, che richiedono una famiglia che si rimette costantemente in discussione, in un allargamento della rete privata e pubblica, che consente un migliore coinvolgimento del soggetto famiglia.

Una lettura ben ancorata al reale richiede anzitutto, di partire da un’emergenza educativa attuale europea.

Aumentano le separazioni e divorzi (si parla di oltre un milione di divorzi l’anno, che raggiungerebbero la metà dei matrimoni celebrati annualmente),coinvolgendo negli ultimi dieci anni oltre 17 milioni di bambini. A ciò segue: un’ assenza del padre (sentiremo con che rischi educativi ad es. quanto all’ansia e alla scarsa autostima). Un impoverimento nel senso preciso del termine dei componenti della famiglia (che produce malessere,disadattamento,depressione); famiglie disgregate e distorte che danneggiano la coesione e lo sviluppo della società.

Numerosi i progetti di studi e ricerche (sentiremo le novità dal sociologo), ma anche il recupero di una paziente passione verso la Famiglia, quella con la F maiuscola,che la vede sempre più legata ad associazioni familiari.

Il termine associazione, porta con sé l’idea di organizzazione,dove al di là delle sigle ci si confronta e si diviene maggiormente visibili, si esprime opinione, maturata insieme. E’ stato richiamata la L. regionale 1 del 2.2. 2004, che una recente delibera della Giunta regionale del 9.3.2009 n.109 , ha dato mandato per la creazione di una “Banca dati di mutuo aiuto”, e per la predisposizione di un Albo dell’associazionismo Familiare della regione Calabria.

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Da qui ne deriva che la società diventerà amica della famiglia ( lo abbiamo sentito anche stasera), nella misura in cui riuscirà a percepirla non solo come somma di individui, da assistere nei loro bisogni (bambini, giovani, disabili,anziani),ma come una risorsa, un soggetto comunitario con importanti funzioni sociali.

Il rapporto famiglia /società si è ormai all’Europa, e tenta comunque di rispondere al quesito: serve ancora una famiglia all’Europa?

Si ,se questo soggetto viene messo in condizione di garantire la sua insostituibile missione educativa: occorre consentire, per quanto possibile, il diritto del bambino a vivere con ambedue i genitori (rispettando la residenza emotiva Reg.2201/2003) e ad avere un padre e una madre nelle adozioni; incentivare la stabilità dell’unione coniugale; tutelare l’identità naturale della famiglia nei confronti di altre forme di convivenza; diffondere una cultura dei diritti e dovei della famiglia; riconoscere il diritto dei genitori ad educare i figli, secondo le loro convinzioni etiche e religiose; rendere effettiva la libertà di scegliere tra scuola statale e non statale; salvaguardare l’unità familiare degli immigrati e favorire la loro integrazione sociale e culturale nel rispetto dei valori autentici della loro tradizione( non certo come abbiamo visto in questi ultimi giorni).

La Convenzione dell’ONU sui diritti del fanciullo (approvata il 20.11.1989 e ratificata in Italia nel 2001), dichiarava:..

La famiglia, unità fondamentale e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli,deve ricevere protezione, e assistenza necessaria per svolgere integralmente il suo ruolo educativo nella società…

L’ultimo convegno diocesano di settembre svoltosi nella nostra città ha evidenziato la necessità di costruire laboratori che tengano conto di quella che Benedetto XVI con una felice intuizione ha definito la necessità di ripartire da una ecologia umana. (Caritas in Veritas 51)…. Il libro della natura è uno e indivisibile ,sul versante dell’ambiente, come sul versante della vita,della sessualità del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali ,in una parola dello sviluppo umano integrale… 

Occorre proteggere l’uomo contro la distruzione di sé stesso e in questo le ricadute sociali diventano importanti. Quante volte nella disperazione della gente che ascoltiamo nei nostri studi traspare il sentirsi abbandonati, la consapevolezza di non potercela fare da soli, per quanti sforzi si facciano,..per arrivare a fine mese, ma anche per crescere un figlio appena nato…per continuare a tirare la carretta con una moglie brontolona o un marito violento, che cerca nella putia la soluzione alle proprie frustrazioni con l’alcool o con le carte…… un figlio trascurato che cerca in Internet soluzioni diverse.

In queste situazioni parlare di felicità, significa beccarsi un pugno in fronte,una espressione colorita o se va bene frasi del tipo..e sì ,fa presto lei a parlare,ma quando mai ha avuto problemi…

Allora forse la lettura da suggerire è diversa.

Le famiglie possono crescere e devono farlo nella strategia della proposta, che nasce dalla realtà dei fatti, ma guarda lontano,con un respiro ampio. In una città del Sud, che tampona e emergenze e non progetta più, che non si indigna più,che soffre e si rassegna, soprattutto che si lascia scivolare anche le ingiustizie del quotidiano, la logica del passa parola ,che nasce dalla solidarietà del vicinato può essere la prima molla verso l’esterno. Ma occorre di più. Dicevo strategia di rete per cui ci si può inventare una animazione culturale nelle scuole, attraverso i genitori, che non sia mera rivendicazione; nei media, (Internet, televisione,stampa, radio)che non sia lamentazione; nelle parrocchie, che sia festa di inclusione di tutti,soprattutto dei diversi e dei rifiutati; che sia organizzazione di eventi o inserimento in eventi con ampia risonanza nella opinione pubblica e diventi pressione sui responsabili delle istituzioni comunali, regionali provinciali,perché si producano risultati come quelli ottenuti dalla Fondazione Etica; promuovere incontri di studi e proposte sui temi di attualità:immigrazione, bioetica, tempi per il lavoro e tempi per la famiglia.

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Direi in sintesi il diritto alla felicità si costruisce giorno per giorno, trasmettendo anche la propria sofferenza senza banalizzarla, ma tracciando percorsi di speranza e di recupero della dignità della persona, con competenza e professionalità e con voglia di spendersi nella solidarietà con l’altro, perché ogni cellula vitale della società e cioè ogni famiglia, possa riprodursi in continua risposta sincera a un dono ricevuto reciproco e totale, che come dice il mondo del diritto si nutre di relazioni di affetto e di solidarietà riferibili a ciascun membro della famiglia(un padre,una madre,un bimbo,un nonno).

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