Grazie dell’invito, gradito e inaspettato che mi è giunto da un’associazione l’AVIS, che svolge nella nostra città un’infaticabile opera di volontariato e di formazione,…………….
Il tema che è stato scelto dagli organizzatori, cade in occasione dei sessant’anni della costituzione. Sessanta è l’età dei bilanci, l’età della saggezza e in effetti siamo parlando molto di e su questa carta dei valori. Ne discute il governo, ne stanno parlando i docenti di diritto costituzionale, ne hanno discusso recentemente a Roma i giuristi cattolici,in occasione del loro incontro annuale e stasera ne discutiamo anche noi con voi.
Cosa significa questo? Certamente che questa Carta dei valori(mi piace definirla così) perché l’espressione contiene ed esprime qualcosa in più dei diritti, La carta dei valori dicevo riflette ancora oggi la nostra immagine di cittadino italiano. Sono convinta che per la maggior parte di noi sia ancora così.
Lo dicono le statistiche lo dice l’entusiasmo con cui ancora se ne parla e se ne scrive in molti testi giuridici, lo dice soprattutto il fatto che il nucleo fondante (appunto i valori che la Carta esprime, ) non è stato modificato, benché molti governi si siano succeduti ,molte vicende storiche abbiano investito questa Carta, ponendola al centro di discussioni più o meno pacate.
La Carta dei valori si chiede nell’invito dunque, è carta dei diritti? Mi piace qui ricordare un’espressione che ho sentito adoperare a Roma dal prof. Cardia .La nostra Costituzione è aperta al futuro.ed ha trovato conferma nei diritti universali, previsti nella Convenzioni e nelle dichiarazioni dei diritti (pensiamo a quella dei fanciulli del 1989 ,ratificata in Italia nel 1991 ),ma ancora prima alla dichiarazione dei diritti dell’uomo. E quando parliamo di diritti universali, pensiamo all’uguaglianza, ai diritti inviolabili della persona, all’accesso a questi diritti.. La nostra Costituzione cioè ha rifiutato due modelli quello ottocentesco e quello ideologico dei primi del ’900, per puntare su una società che si fondi su valori certi, che vanno costruiti e interpretati..
Questo ci consente oggi di dire che la carta dei valori di ieri (1948) si è proiettata nel futuro, contenendo la possibile soluzioni a quesiti, allora non prevedibili.
Si è parlato in questo senso di una dimensione profetica della Costituzione. Il profeta è colui che annunzia e precede e la nostra Costituzione ha consentito nella sua dimensione più ampia di leggere IERI, una proiezione nell’oggi e ci consente di ritenerla ancora valida per il domani.(certo non dobbiamo farle dire cose che non dice).
Questo è avvenuto però perché la piccola pattuglia dell’assemblea costituente, arrivò preparata alla stesura della costituzione, con un progetto concreto .Si presentavano uomini e donne che avevano vissuto l’esperienza della guerra e che avevano memoria di ciò che non avrebbe dovuto ripetersi.
Dunque dimensione profetica della Carta dei valori, per la promozione dell’uomo e della sua dignità.
Ho letto recentemente una stesura della nostra costituzione, riscritta dai più giovani una classe elementare di Palermo, in cui sono stati evidenziati i diritti all’ascolto, al gioco, alla scuola, al riposo,al rispetto della corrispondenza, con un ordine proposto dai più piccoli cittadini come noi, che intende sottolineare l’importanza che occorre riconoscere alla previsione dei diritti.
Non mi soffermo, in questa sede e almeno per ora, sulla dimensione dei doveri: ognuno di noi sa che ad ogni diritto corrisponde un dovere dal cui rispetto cresce un ordinato vivere civile dell’intera collettività. Voglio invece provare a rileggere con voi alcun diritti, certamente per flash,senza di che non riuscirei a stare nei tempi, per tentare di comprendere come dice il tema di oggi, se sono diritti di carta?
E partirei dal diritto alla cittadinanza ,intesa come residenza, non come astratta appartenenza ad un ente (cioè nazionalità) che garantisce ai residenti (anche non cittadini) un catalOgo di livelli essenziali di prestazioni in materia di diritti civili es sociali.
Chi è residente è radicato in un territorio, pensate che si parla di residenza emotiva (cioè dell’attaccamento agli affetti, specie per i minori, agli amici, agli animali), da cui deriva la partecipazione alla nostra società civile. Oggi ci sentiamo anche cittadini del mondo, parliamo di doppia cittadinanza,di cittadinanza europea, parliamo una lingua in più ( almeno ci proviamo!), soprattutto da quando si è cominciato a leggere l trattato introduttivo della Costituzione europea, poi della Carta di Nizza, cioè di diritti essenziali quali il rispetto della vita privata e familiare, la dignità,il diritto alla vita.
La sfida per le collettività locali è garantire l’accoglienza,senza rinnegare l’identità, collettiivà come la nostra che devono essere autonome nel curare il proprio sviluppo ,ma aperte all’inclusione di tutti coloro,che si trovano stabilmente su un determinato territorio, e perciò hanno il diritto dovere d partecipazione, in cui la cittadinanza si fonda sulla residenza.
Altro diritto fondamentali, oggi abbiamo come interlocutori privilegiati, gli alunni della scuola media, e dunque è corretto parlarne, è il diritto all’istruzione.
La nostra costituzione ci dice nell’art. 34 che la scuola è aperta a tutti. Alcuni mesi fa la Camera ha approvato una mozione della Lega a favore delle classi ponte, per gli alunni stranieri,per regolare l’accesso per i figli degli immigrati alla scuola di ogni ordine e grado ,stabilendo il superamento di prove di valutazione. Se ne è parlato molto inizialmente,poi l’argomento è passato in secondo piano.
Forse questa è un’ipotesi in cui potremmo parlare di diritti di carta.
L’istruzione è una delle sfide più importanti del nostro sistema ,perchè in alcune scuole la percentuale di stranieri in classe supera l’80%.
Alcuni dati:574.133 gli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane, di cui 111.044 elle scuole di infanzia e 217.716 elle primarie; nelle secondarie 126.396 ; nelle superiori 118.977; altro dato rilevante 12.342 gli alunni nomadi.
Molti di questi bambini sono nati in Italia e parlano l’italiano con l’inflessione dialettale assorbita sul posto; altri sono di recente immigrazione e hanno bisogno di imparare la nostra lingua nel modo più veloce ed efficace ,senza avere l’impressione di gravare sullo svolgimento del programma. Le famiglie dei nostri bambini non devono vedere la presenza degli stranieri come un problema, o peggio come un pericolo. Tuttavia oggi se l’inserimento funziona ancora è solo grazie alla buona volontà di insegnanti e presidi. Le risorse sono scarse e un laboratorio linguistico permanente ,per l’inserimento graduale di chi non consoce l’italiano ,nella maggior parte delle scuole,è solo un sogno. (Però ad es. noi laureamo qui a Reggio Calabria, mediatori culturali, figure importanti per l’integrazione ).
Ci sono esperienze che funzionano, che costruiscono le classi aperte, che prevedono alcune ore di permanenza in quella di base, ad es. nel modenese per favorire l’integrazione, in cui converge la generosità di Fondazioni di banch eocme la Cassa di Risparmio.
Se le classi ponte saranno intese come classi separate ,o peggio ancora classi ghetto, dunque scuole di serie B, il diritto all’istruzione tornerà ad essere un diritto di carta, falliremo quella opportunità, che in questi giorni abbiamo anche sentito cantare a Sanremo (Youssou n’Dour ), che consente di dire …benvenuto amico mio
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Un altro diritto che potrebbe diventare un diritto di carta, o che forse lo è ancora, è il diritto alla salute. Come è noto l’art.32 della nostra costituzione prevede un’ampia tutela del valore salute, riconoscendolo come valore individuale e collettivo; il che significa come sappiamo bene, ben oltre la semplice salute fisica .In senso generale potremmo dire qualità della vita, ma il termina si presta ad esser frainteso , se affidato a una libera interpretazione: si recupera il giusto senso, se lo si collega invece alla dignità della persona, appunto a quell’esistenza libera e dignitosa e il rispetto di questo diritto fondamentale.
Possiamo dire allora che la cura deve restituire al malato il proprio equilibrio vitale.
Così leggiamo nelle Carte dei diritti del malato:
diritto ad essere informato nelle fasi iniziali e nel corso della malattia,
…..ad accedere ad ogni servizio sanitario e o assistenziale,
…. di disporre di servizi specializzati:
…..di scegliere fra le diverse opzioni che si prospettano,
………..ad una speciale tutela e garanzia fisica e patrimoniale considerata la sua vulnerabilità; con riferimento ai minori potremmo aggiungere, divieto di riproduzione di fotografie, di immagini, tutela rafforzata della riservatezza,.
Se vogliamo provare a tradurre questi diritti in esempi concreti diremo che Il malato deve essere rispettato come individuo, non deve essere frammentato, secondo una serie di infinite specializzazioni terapeutiche, in ospedali e ambulatori sempre più simili a catene di montaggio che a luoghi di cura (modifica delle regole e dei ritmi ospedalieri, es. orari dei pasti, orari del risveglio, rispetto della morte e del dolore).
E ancora :il ricovero è un’esperienza traumatica che va limitata ai casi di effettiva necessità: oggi è possibile e conveniente offrire servizi qualificati a casa con il vantaggio di migliorare le condizioni psicologiche dei malati e decongestionare gli ospedali (riduzione della centralità dell’ospedale, ospedalizzazione a domicilio, potenziamento dell’assistenza domiciliare).
Dunque aiuto e cura nella formazione del personale di assistenza, ma anche del medico come figura centrale, come buon samaritano diremmo, che si ferma e si prende cura di chi incontra, perchè ha uno sguardo e un cuore di compassione.
Sapete che oggi si parla del “tutore del cuore”, termine con cui si traduce la figura dell’amministratore di sostegno di quella figura che la legge 6 del 2004 ha introdotto proprio a sostegno di quelle persone che pur essendo capaci di intendere e di volere, hanno bisogno per alcune attività di essere assistite da un’altra persona, che li accompagni a pagare e bollette, che li aiuti a versare la pensione in banca o a ritirarla all’ufficio postale, a fare la spesa ecc.
Le esemplificazioni potrebbero andare avanti a lungo, ma il senso del nostro incontro, anche alla luce di quello che abbiamo sentito va chiarendosi definitivamente.
La nostra Costituzione ,la carta dei valori è a tutt’oggi valida nella sua dimensione di promozione di valori, quali la solidarietà, (art.2),la partecipazione al bene comune, la famiglia legittima.
Qualsiasi strumento giuridico ha in sé però i limiti della rigidità, della poca flessibilità, che è propria della norma. .Esistono le traduzioni dei valori, le ricadute sociali degli stessi. Si cresce ,lo dico soprattutto a voi ragazzi coltivando una progettualità concreta che nasce da quella cultura che è ciò per cui l’uomo diventa più uomo.
L’incontro di stasera mi pare abbia proprio questa finalità: impedire che i diritti rimangano sulla carta, o si vanifichino, diventando di carta, per le incapacità di noi adulti di testimoniarvi possibili alternative all’egoismo, alla chiusura, alla paura, alla diffidenza. Don Milani diceva ..l’educatore deve essere per quanto può profeta,scrutare i segni dei tempi ,indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso.
La passione per l’altro, chiunque altro da noi che incontriamo sul nostro cammino è un ingrediente di fondamentale importanza. .
La passione porta con sè la gratuità dell’impegno e coltiva il valore della solidarietà. La nostra vita da cittadini non è tale se non ci curiamo degli altri e delle problematiche che attengono al bene comune,,partecipando ad occasioni di crescita, informandoci, partecipando alla vita sociale, anche senza stare dentro alle istituzioni, lavorando per al comunità.